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Curarsi il cuore con Mario Kart

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Per la fruizione consapevole della seguente puntata è fondamentale che sappiate che al momento non ho una casa, non ho un computer, non ho una scrivania e nemmeno un letto. Sto scrivendo questa rubrica con il mio cellulare top di gamma – che non è mio veramente – sdraiato su un divano non mio, in una casa non mia, in una città non mia.

Essere cacciati di casa dalla propria ex-dolce-metà ha dei lati positivi, ma solo se siete stati così previdenti da investire in passato in una buona collezione di videogiochi per console portatili. Già, perché la vita è velenosa e lo schermo di un Game Boy illuminato nella notte può all’improvviso aiutare a mantenere la sanità mentale, forse, miao.

Figurarsi che pochi mesi fa, quando comprai al day-one la mia nuovissima Nintendo Switch rimuginavo nel rimorso, con gli occhi persi nel mio portafoglio vuoto:

“Forse comprarlo subito-subito non è stata una grande mossa… c’è praticamente solo Zelda da giocarci sopra… sì, certo-certo, è il veramente miglior gioco di sempre eh… però potevo anche prenderlo per WiiU… e spendere 60 euro invece che 400 di console+gioco… sarebbe stata anche un’occasione per rispolverare la sfortunata (ma sempre gloriosa) WiiU dopo mesi (se non anni) di pre-pensionamento forzato… mumble-mumble…”

AHAHAHAHAHAHAHAH!!! Destino beffardo! Ora rido di quel dubbioso e spilorcio me stesso di pochi mesi fa! La Nintendo Switch è, al momento, il migliore acquisto della mia esistenza. Non come quella merdaccia di PsVita arancione che ho comprato usata-come-nuova in Giappone… Ah, ovviamente ho preso Switch in versione colorata, e non quella color grigio morte, perché non sono – ancora – il Grinch.

E quindi ecco, adesso, mentre vago mogio-mogio nella mia nuova vita da homeless-poser, tengo sempre nel mio fagotto la mia preziosa amica Nintendo Switch. Anche se ho solo 4 giochi in croce. Ovvero:

Zelda: Breath Of The Wild, di cui ho già scritto (lo so, non abbastanza), ma che al momento ho dovuto mollare per questioni legate al superamento del lutto sentimentale.

1,2, Switch, che è una tech demo a pagamento dei simpaticissimi controller – joycon – della console (e si può giocare solo in due, sigh…) insomma: una figliodiputtanata da ogni lato la si guardi. Citando tutti gli esperti: “avrebbero dovuto dare il gioco gratis, in bundle con la console, come avevano fatto con il gloriosissimo Wii Sports ai tempi della prima Wii”.

The Binding Of Isaac Afterbirth +, discorso lunghissimo, ma adesso non è il momento.

Mario Kart 8 Deluxe, ooh! La riedizione ampliata e veramente migliorata di un gioco TOTALE uscito qualche anno fa (2014) per la sempre malcagata WiiU. Allegro, competitivo, fuorissimo, veloce, colorato, pazzo-pazzo, acido, simpatico, tecnico, feroce. Un gioco che ti fa fare “YUUUUUUUHHH!” quando arrivi primo meritatamente e poi ti fa gridare “AHAHAHAHAH!” quando arrivi primo non meritatamente e poi ti fa sbavare e urlare un sacco di altre cose brutte quando non arrivi primo.

Sia chiaro: io che sono un Nintendossicodipendente ce l’avevo già per WiiU, e ci ho giocato già di brutto nel 2014, almeno finché il mio socio di videogames, J.J.J. (quello in fissa con Destiny), non è diventato troooppo forte. Cioè lui vinceva i tornei online nazionali, roba da PRO, e io arrancavo, sputavo sangue per un miserissimo secondo posto o pure peggio. Quindi c’ho mollato, perché non mi piace non essere il più bravo (specie in casa mia… ehm… ex-casa mia, a.k.a. casa dove ho abbandonato la mia intera collezione di videogames) e mi sono dedicato ad altro con nonchalance, tanto che non avevo neppure comprato le due espansioni uscite.

mariokart1

Un’immagine generica che ho rubato da un sito.

Ma adesso è tutto diverso: prima di tutto grazie alla portabilità di Switch non devi invitare nessuno a casa per giocare (che è una figata, se non ne hai una). Anzi, ti fai invitare e va a finire che se va bene (e fai finta di aver dimenticato il portafoglio negli altri pantaloni) ci guadagni pure una pizza. Ma poi, chissenefrega delle case?! Cioè, possiamo beccarci al bar dei China, farci fare 4 Negloni sbaliati e lì, sul tavolino marcio, intavolinare un torneone a 4 concorrenti! Ovvio che se stai mangiando le patatine o le noccioline, prima di toccare i miei joycon ti pulisci le mani per benino, eh (specie se le patatine sono Dixi o simili).

E infatti questo paradiso sta succedendo everyday. La competizione ha raggiunto un livello tecnico e agonistico mai visto, almeno dentro i China. Anche se corriamo ancora a 150cc, stime dicono che verso metà luglio faremo il salto ai 200cc, forse… ormai dai China si discute solo di derapate-turbo-viola e scorciatoie segretissime (queste vengono battezzate con il cognome del coraggioso pioniere motorizzato. Io per esempio ho scoperto e tengo celate ben 3 Scorciatoie-Cattaneo). Invece quando si gareggia vige il sacro silenzio, la salivazione macchinosa, gli occhi sgranati e il sudore sulle tempie. Il team è composto dal sottoscritto, dall’ing.Solaris, il Ragno, il Biondo, l’Archeologo oppure Gianci, dipende dai giorni. Ognuno ha il suo flow di guida: il Ragno è freddo e cinico, l’ing.Solaris ti infama coi gusci rossi, l’Archeologo conosce le piste… e io… beh, io sono quello che vince. Siamo tutti cintura nera di “paraculo”, la tecnica – segreta quanto lecita – che permette di posizionare un guscio (o una banana) dietro il kart a mo’ di scudo-anti-gusci-degli-altri, tranne quello blu con le spine, quello è inesorabile come la morte (a meno di un sapiente utilizzo dell’item Super-Clacson).

Il Ragno, il sottoscritto e l’ing.Solaris tesi subito prima di un gara.

Il Ragno, il sottoscritto e l’ing.Solaris tesi subito prima di un gara.

Tornando a Mario Kart e al perché dovreste averlo (anche se lo avete già avuto su WiiU): la ricchissima versione Deluxe per Switch comprende tutti i DLC con piste nuove (ganze), veicoli e personaggi in più (tipo Link, Skelobowser, i regaz di Splatoon, le versioni colorate degli Yoshisaur Munchakoopas e altri). Alle velocità 50cc, 100cc, 150cc si aggiunge la folle categoria 200cc, per veri campioni della derapata controllata. A questa velocità è addirittura necessario frenare (senza mollare l’acceleratore) padroneggiando la complicatissima manovra spezzafalangi: “freno in derapata”. Rispetto chi corre a 200cc.

mariokart2

Nella versione Deluxe per Switch c’è pure Baby Bowser (e King Boo).

Volponi come siete voi frequentatori di internet, lo saprete già Ma non fatevi ingannare dall’aspetto colorato e morbidoso di questo gioco di corse. Mario Kart è una delle saghe più bastarde e cattive e impestate di merda di sempre. Si farà amare, vi farà divertire da matti per le prime ore di gioco, per poi mostrarvi il conto… e allora lo odierete malendicendo Mario, Luigi e compagnia ad ogni giro di pista, ringhierete bestemmiando con le bave alla bocca e le cornee screziate di sangue, e se non userete precauzioni vi rovinerà le migliori amicizie mettendo a nudo la vostra vera anima: quella nera. Mario Kart 8 (Deluxe, ma pure gli altri) è un gioco INFAME come un cane marcio che morde la mano del padrone.

No veramente eh, mica esagero: il livello di frustrazione che crea un meritato primo posto trasformato in ottavo – all’ultima ca**o di curva – da una spietata gangbang di gusci blu e verdi e rossi e palle di fuoco e boomerang e bombe e piante-piranha e banane e spintoni e fulmini e calamari (che odio profondamente) e Luigi’s Death Stares, farebbe vacillare il più shanti dei vostri amichetti. Mario Kart ti insegna l’ODIO, quello vero.

La mia pista preferita è la “Ribbon Road” (Strada del Fiocco), un percorso superveloce, con curve lunghissime in cui derapare-viola. E ovviamente tutte le “Rainbow Road” (Piste Arcobaleno) ce ne sono 3 (una nuova e 2 dai vecchi episodi della saga: SNES e N64).

Invece le piste che odio di più sono la “Mariopolitana” > troppi treni in cui schiantarsi, il “Yoshi Circuit” > troppe deviazioni e il “Vulcano Brontolone” > fa venire voglia di sacrificare delle vergini a Satana.

IL TRUCCO DEL RAGNO:

Se volete un po’ di vantaggio scegliete un personaggio molto pesante (Wario, Bowser, Skelobowser…) e sedetelo su un bolide che punti tutto sulla velocità. Scegliete le gomme da corsa “Cyber Slick” viola e un deltaplano a caso. Ovviamente rinuncerete all’accelerazione ed alla maneggevolezza, ma potete puntare tutto sulla velocità, sui drittoni e sugli spintoni, specialmente sui corridori più leggeri, eheheh.

Il mio set onesto invece è: Tartosso (Skele Koopa) o Mii alla guida, il kart Blue Falcon, pneumatici Classici e DeltaWario. Una combinazione leggera ma equilibrata e piuttosto maneggevole.

Eccomi a bordo del mio set preferito mentre supero un pedobear.

Eccomi a bordo del mio set preferito mentre supero un pedobear.

Ah, per gli hipster che dicono che è meglio Crash Team Racing per la prima Playstation: siete dei mega-cazzari, ci ho rigiocato la scorsa settimana da Saccodimerda (emulato su Raspberry+Retropie), proprio per vedere se c’avete ragione (me lo ricordavo così-così e invece negli anni sembra essere diventato un cult). Ecco, no, siete dei poveretti. A parte che è un plagio totale, a parte che dei mediocrissimi personaggi di Crash Bandicoot chissenemegafrega, il gioco è invecchiato malissimo. Rispolverate qualsiasi Mario Kart (alias IL gioco di kart since 1992) e vi divertirete 100 volte tanto, ve lo prometto.

Voglio chiudere questa puntata con un consiglio dal profondo del mio cuore in frantumi: non credete mai all’amore eterno, e se ci credete almeno premuratevi di tenere sempre carica la vostra console portatile, non importa che sia il Game Gear di quando eravate bambini o l’ultima delizia tecnologica giapponese. Non sottovalutate il potere ipno-psico-terapeutico di un buon videogioco.

Oppure Lexotan nella Tennent’s.

Oppure compratevi una casa.

P.S.: Oggi ho comprato Ultra Street Fighter II The Final Challengers, sempre per Switch. In sostanza è lo stesso Street Fighter II che ci ha rubato l’anima al bar della spiaggia già nel 1991 o giù di lì (dipende dalla versione, ce ne sono mille). Mi ricordo vividamente la prima volta che lo vidi, in un bar del Lazio. Ho subito preso Blanka, ovviamente, ed ho perso, ovviamente, contro Honda, in un coro di risate di scherno, ma questa è un’altra storia… Ora invece vado dai China che improvvisiamo un torneone. Però Chun-Li e Fei Long sono già presi eh…

P.P.S.: In questa nuova versione si può scegliere la grafica originale (in 4:3 con le abbondanze laterali riempite da un fondo con un design ultra-merdoso) oppure quella nuova, ignobile e senza pixel, fate voi. Si possono anche editare i colori dei combattenti, tipo Tabboz Simulator ma peggio.

P.P.P.S: Ci sono anche Ryu e Ken cattivi: Evil Ryu + Violent Ken.

Ci vediamo presto, ciao.

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Vi lascio dei LINK belli:

Super Mario Kart (SNES): LINK

Street Fighter II (versioni che boh): LINK + LINK

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Gli eventi e le mostre della settimana [21-06-2017]

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Quali saranno gli appuntamenti più interessanti, questa settimana, nel mondo del fumetto (e dintorni)? Ecco i nostri consigli.

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Crack – Fumetti dirompenti // Roma // 22 – 25 giugno

Torna il festival romano di fumetto underground al Forte Prenestino di Centocelle. Numerosi gli ospiti e i partecipanti da tutto il mondo e gli eventi fumettistici e musicali. QUI il programma completo.

Forte Prenestino – via Federico Delpino 187 Roma

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Presentazione Cry me a river // Padova // 22 giugno

Alice Socal presenta il suo graphic novel più recente, con la moderazione di Cristina Portolano.

Libreria Zabarella Via Zabarella 80, 35121 Padova

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Presentazione Un anno senza te // Milano // 22 giugno

Luca Vanzella e Giopota presentano il loro recente graphic novel, Un anno senza te.

Feltrinelli, Piazza Duomo corso buenos aires, 20121 Milano

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Presentazione del collettivo Sciame // Bologna // 22 giugno

Giovedì 22 giugno alle ore 18:00 in occasione dell’OPENTOUR 2017 dell’ABABO – Accademia di Belle Arti di Bologna, Officina Adiacenze presenta il terzo numero di Armata Spaghetto, rivista autoprodotta del collettivo Sciame.

ADIACENZE Vicolo Spirito Santo 1/b, 40123 Bologna

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Zagor a Viareggio! // Viareggio // 23 giugno

A partire dalle ore 18:00, nel giardino di Villa Carmen, sede dell’associazione culturale Carmensito, situato nel centro della cittadina di Viareggio, con i disegnatori Marco Verni e Marcello Mangiantini, i critici Luca Boschi e Graziano Romani e lo sceneggiatore Moreno Burattini, discuteremo dell’Avventura Magazine che percorre la vita e la carriera del decano dei disegnatori di fumetti italiani Gallieno Ferri e del primo numero della miniserie dedicata alla spalla di Zagor, il messicano Cico.

Villa Carmen in via Veneto 338, Viareggio

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Presentazione Yambo // Pisa // 23 giugno

Presentazione diYambo! di Tuono Pettinato, un memory game e un’enciclopedia del fumetto tascabile in un’unica scatola! Dal tardo pomeriggio del 23 giugno viene lanciato il primo mazzo di Yambo! intitolato VROOM! e dedicato ai fumettisti italiani più in pista del momento.

Teatro Rossi Aperto Via del collegio Ricci, 1, 56126 Pisa

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SteamCon // Pisa // 23 – 25 giugno

Prima edizione della convention pisana dedicata allo steampunk. Tra gli ospiti fumettistici, Alfredo Castelli e Brian Talbot. Il padre di Martin Mystère sarà protagonista tra sabato e domenica di incontri con i fan e presenterà la sua recente opera “Il Segreto di Babbage”, ispirato alla figura di Charles Babbage, matematico e inventore del concetto di macchina calcolatrice programmabile. QUI il programma completo.

Parco della cittadella – via Bonanno Pisano, 2/B 56126 Pisa

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Corto un po’ più in là // Siena // 23 luglio

Corto un po’ più in là (percorsi oltre le rotte imprecise di Corto Maltese), evento con vare iniziative dedicate a Corto Maltese. Col coinvolgimento anche il “nostro” Boris Battaglia.

Complesso museale di Santa Maria della Scala Piazza del Duomo, Siena

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La magia di Hayao Miyazaki // Milano // 24 giugno

Continuano gli appuntamenti organizzati in occasione della mostra “Ottanta Nostalgia” allestita presso WOW Spazio Fumetto. Sabato 24 giugno alle ore 17.30 dedicheremo un incontro alla produzione dello Studio Ghibli e ai suoi fondatori, i due giganti dell’animazione Hayao Miyazaki e Isao Takahata.

WOW Spazio Fumetto – Museo del Fumetto di Milano Viale Campania 12, Milano

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Presentazione Corto. Sulle rotte del disincanto prattiano // Bologna // 24 giugno

Boris Battaglia presenta il suo libro “Corto. Sulle rotte del disincanto prattiano” (ed. Armillaria). L’autore ne discute con Daniele Barbieri, prof di semiotica ed esperto di fumetto.

La confraternita dell’uva // Libreria – Cafè – Wine Bar Via Cartoleria 20/B, 40124 Bologna

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Presentazione Frantumi // Milano // 26 giugno

Giovanni Masi e Rita Petruccioli presentano il loro graphic novel Frantumi, edito da Bao publishing, interviene Michele Foschini.

Verso libri Corso di Porta Ticinese, 40 Milano

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Daniel Cuello presenta Residenza Arcadia // Milano // 27 giugno

Presentazione del graphic novel di Daniel Cuello edito da Bao Publishing.

Feltrinelli, Piazza Duomo corso buenos aires Milano

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Radar. 11 fumetti da non perdere usciti questa settimana

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I racconti dei vicoletti (Bao Publishing). È il primo volume di Tesoro, la nuova linea Bao dedicata al fumetto cinese contemporaneo. Si tratta del lavoro più recente di Nie Jun e racconta il rapporto tra una bambina disabile e suo nonno, sullo sfondo della periferia cittadina. Qui ci sono un po’ di pagine da sfogliare per farsi un’idea.

racconti vicoletti bao

The complete Peanuts vol. 26 (Panini Comics). Dopo aver pubblicato tutte le strisce dei Peanuts in 25 volumi, Panini stampa un ulteriore tomo che raccoglie i lavori di Charles Schulz non apparsi sui quotidiani: storyboard, fumetti, vignette e illustrazioni per la pubblicità.

Necron n. 1 (Editoriale Cosmo). Torna in edicola Necron, classico del fumetto porno/horror creato da Ilaria Volpe e disegnato Magnus negli anni Ottanta per la Edifumetto di Renzo Barbieri. Ispirato al Frankenstein di Mary Shelley, racconta della dottoressa Frieda Boher, una ninfomane necrofila, e del suo amante Necron, superdotato che si ciba di carne umana, assemblato con frammenti di cadaveri. Qui ci sono le prime pagine in anteprima.

Magritte (Coconino Press). Questo non è un fumetto.

Fire punch n. 1 (Star Comics). L’opera prima di Tatsuki Fujimoto è un fantasy ambientato in un mondo trasformato in una distesa di neve dalla terribile Strega del Ghiaccio, in cui tutti sono alla ricerca del fuoco per sopravvivere. Un po’ di trama dal sito dell’editore:

Agni e Luna sono due fratelli orfani, entrambi dotati del potere della rigenerazione. Cercano con ogni mezzo di aiutare la gente del loro villaggio a sopravvivere, fin quando non vengono attaccati da Doma, un uomo dotato della “benedizione” delle fiamme, che li condanna a un crudele destino…

Promethea Deluxe vol. 2 (Lion Comics). Continua la raccolta in un formato di lusso (in tre volumi) della serie di Alan Moore e J.H. Williams III, a metà tra il supereroistico e l’esoterico.

Speed Racer vol. 1 (J-Pop). Un classico del manga sportivo di Tatsuo Yoshida, da cui è stato tratto un anime trasmesso in Italia con il titolo Superauto Mach 5, che qualcuno di voi nato a cavallo tra i Settanta e gli Ottanta ricorderà sicuramente. In breve, l’editore lo presenta così: «Go Mifune è un giovane pilota che gareggia guidando una Superauto “Mach” con sette funzioni speciali. Sognando di eguagliare il leggendario fratello, Go affronta le sfide più estreme spericolate, con l’aiuto della sua famiglie e di un misterioso pilota mascherato». E se ve lo state chiedendo, si: è l’anime trasposto al cinema nel 2008 dalle sorelle Wachowski. Qui ci sono un po’ di pagine in anteprima.

Mercurio Loi n. 2 (Sergio Bonelli Editore). Dopo l’esordio del mese scorso (QUI recensito da Andrea Antonazzo), Mercurio Loi torna nelle edicole con un albo scritto sempre da Alessandro Bilotta e disegnato dal veterano di Sergio Bonelli editore Giampiero Casertano. In questo albo, il protagonista deve fronteggiare un nemico mascherato che si fa chiamare Contrappasso nel bel mezzo della prima notte di carnevale e fermarne la scia di crimini.

Preacher n. 1 (Lion Comics). Il primo numero della riedizione da edicola in bianco e nero, formato bonellide, di Preacher, la saga Vertigo di Garth Ennis e Steve Dillon dalla quale è stato tratto il serial tv trasmesso da AMC e prodotto da Seth Rogen. Sulle nostre pagine Evil Monkey ne ha parlato approfonditamente.

Speciale Tex n. 32 (Sergio Bonelli Editore). Ovvero il nuovo “Texone”, il volume estivo di grande formato disegnato negli anni da alcuni dei più noti fumettisti italiani e internazionali. Questa volta alle matite c’è Stefano Andreucci, che lavora per Bonelli dal 1992, prima su Zagor, poi su Dampyr e infine, dal 2013, su Tex. Ai testi troviamo invece Mauro Boselli, tra gli sceneggiatore di punta nonché curatore del personaggio. L’albo si intitola Il magnifico fuorilegge e vede il protagonista ancora giovane, ai tempi in cui faceva il fuorilegge (gentiluomo) e non era ancora passato dalla parte della giustizia. La trama sul sito dell’editore recita così: «Audace e solitario, ricercato dalla Legge, Tex cavalca in sella al fedele Dinamite tra i monti selvaggi dell’Arizona, per difendersi da una falsa accusa, sgominare intere bande di desperados e comancheros, salvare fanciulle in pericolo e incontrare (per la prima volta) Cochise dei Chiricahuas!». Qui ci sono un po’ di pagine in anteprima.

Dall’estero:

andrea pazienza zanardi fantagraphics

Zanardi (Fantagraphics Books). Esce negli Stati Uniti l’annunciata traduzione delle storie di Andrea Pazienza con protagonista Zanardi. L’edizione è molto bella, come potete vedere voi stessi dal video promozionale della casa editrice (curiosità: la canzone nel video è Batti i pugni dei New Dada, anno 1996).

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Sunday Page: Marco Tabilio

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Ogni settimana su Sunday Page un autore o un critico ci spiega una tavola a cui è particolarmente legato o che lo ha colpito per motivi tecnici, artistici o emotivi. Le conversazioni possono divagare nelle acque aperte del fumetto, ma parte tutto dalla stessa domanda: «Se ora ti chiedessi di indicare una pagina che ami di un fumetto, quale sceglieresti e perché?».

Questa settimana è nostro ospite Marco Tabilio, fumettista, illustratore, animatore. Classe 1987, si è formato presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna (fucina di talenti degli ultimi anni, per quanto riguarda il fumetto “d’autore”). Dopo avere partecipato a numerosi progetti indipendenti, fra i quali una mostra al Comicfestival 2014 di Amburgo e alcune autoproduzioni, Tabilio ha scritto e disegnato nel 2015 il suo primo fumetto lungo, Marco Polo, biografia romanzata dell’esploratore veneziano.

lise talami morte ai cavalli di bladder town

Ho scelto questa pagina tratta da Morte ai cavalli di Bladder Town!, fumetto indipendente di Alessandro Lise e Alberto Talami pubblicato nel 2010 per ernest. Nella tavola si vede Jesus Jones, un abitante di Bladder Town diventato matto a seguito della morte del suo cavallo, che mentre arrostisce uno spiedino di gufi sul fuoco sente un nitrito familiare, è lo spirito del suo cavallo che gli parla… Solo a riassumerla, questa pagina è una meraviglia! Lo spiedino di gufi è probabilmente uno dei motivi che mi ha portato a sceglierla!

Morte ai cavalli di Bladder Town! è una specie di western. A Bladder Town tutti si chiamano Jones, ci sono i cactus e i cavalli, c’è la bella Violett, suo padre parla solo citando versetti di ipotetiche sacre scritture, c’è il perfido Edgar J. Tuna e c’è il limite Wölflin.

Non è un fumetto che mi ha cambiato l’infanzia perché li ho conosciuti allo scorso Treviso Comic Festival allo stand di Beccogiallo; loro come me hanno collaborato con Becco Giallo. Mi hanno conquistato, sono stati la scoperta di quest’anno. Ci siamo rivisti a Lucca Comics, dove mi è stato dato Bladder Town!. Sono un duo fenomenale. Nei loro fumetti la sperimentazione visiva e linguistica, fatta con una libertà senza confini, è al servizio della storia. La narrazione è buffa, un po’ malinconica, molto umana.

Anche se a un occhio disattento può non sembrare, secondo me hanno una considerazione altissima di quello che fanno – e lo fanno al meglio – e una grande stima del lettore, che trova davvero del fumetto puro da godere pagina per pagina (non fatto di splash spettacolari) a gradazione massima. Da autore, del loro modo di raccontare sento vicino un misto di tenerezza e perplessità che vedo in certi loro personaggi.

Ti sono sembrati coerenti nel loro lavoro autoprodotto rispetto ai lavori che hanno pubblicato per gli editori tradizionali, dove a volte si devono fare altre scelte per andare incontro a un pubblico più ampio?

Sì, molto coerenti. Come accennavo, secondo me hanno rispetto e affetto per il loro lavoro e per chi li legge. Rispetto e affetto significa proprio il contrario di scegliere soluzioni semplici e accattivanti per venire incontro al pubblico. Significa raccontare quello che si vuole raccontare, nel modo migliore possibile.

Delle storie di Lise e Talami fatte per Beccogiallo ho letto per ora solo Quasi quasi mi sbattezzo (molto bello) e la storia breve apparsa sull’antologia La traiettoria delle lucciole; non ho avuto ancora l’occasione di leggere Saluti e bici ma rimedierò presto. Sicuramente per le cose fatte per Beccogiallo non hanno cambiato di una virgola quello che avevano intenzione di dire. C’è anche da dire che per quanto più allargato, il pubblico di questo tipo di editoria non sono milioni, ma centinaia o se va bene migliaia di lettori.

Per chiudere, visto che prima dicevi che questo NON è il fumetto che ti ha cambiato l’infanzia, ce n’è uno che invece l’ha fatto?

Non saprei. Leggevo avidamente roba Disney e mi ricordo un bellissimo Paperone di Don Rosa. E sghignazzavo sull’assurdissimo Pinky di Massimo Mattioli, letto a scrocco. Da adolescente sono passato a Bonelli: Dylan Dog, Dampyr, Tex. E avevo come molti una cotta per Gea di Enoch.

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Lo scaffale di Pasquale Frisenda

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Per la rubrica “Lo scaffale di…”, a commentarci le sue letture più recenti, questa volta ospitiamo Pasquale Frisenda, disegnatore in forze a Sergio Bonelli Editore (Tex, Magico Vento).

Il commissario Spada, di Gianluigi Gonano e Gianni De Luca

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Riletta completamente per riscoprire, dopo diverso tempo dalle prime letture fatte di questa serie, l’incredibile capacità grafica di De Luca, straripante di invenzioni narrative inedite e spesso geniali, abbinate a storie intelligenti e in continua crescita, episodio dopo episodio.

Petra Chérie, di Attilio Micheluzzi

PETRA CHERIE

Anche questa serie l’ho riletta completamente con non poche sorprese, sia in fatto di raffinatezze narrative e grafiche sia per il talento di Micheluzzi, che per quanto ne sia ben conscio non finisco mai di stupirmene.

Il rapporto di Brodeck, di Manu Larcenet

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Per avvicinarmi con la dovuta attenzione ad uno dei maggiori e più interessanti talenti del fumetto europeo di questi ultimi anni.

Noi siamo i morti, di Darko Macan, Igor Kordey

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Da sempre ammiratore di Igor Kordey, disegnatore di rara bravura, non vedevo l’ora di poter leggere anche questo suo lavoro (intrigato anche dall’ambientazione), che ho trovato in linea con le sue precedenti produzioni: evocativo e potente.

Dr. Strange, di Stan Lee e Steve Ditko

drstrange

Una lettura apparentemente semplice e che risente anche in buona parte degli anni passati, ma il ciclo iniziale sullo Stregone supremo rimane comunque ricco di fascino visivo e indubbia ricchezza narrativa. Un perfetto ritratto della Marvel degli anni Sessanta.

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Gli eventi e le mostre della settimana [28-06-2017]

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Quali saranno gli appuntamenti più interessanti, questa settimana, nel mondo del fumetto (e dintorni)? Ecco i nostri consigli.

artico tutto jacovitti mostra

Tutto Jacovitti // Cuneo // 30 giugno – 27 agosto

A Bra, in provincia di Cuneo, dal 30 giungo al 27 agosto prossimo, nell’abito del festival Artico, il nuovo festival dell’associazione culturale Switch on Future, si terrà una grande mostra su Benito Jacovitti. QUI un po’ di dettagli e immagini dei tributi realizzati da giovani autori.

Palazzo Mathis – Piazza Caduti per la Libertà, 20 Cuneo

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Presentazione Aqualung // Milano // 28 giugno

Gli autori Jacopo Paliaga e French Carlomagno presentano la loro opera pubblicata in volume da Bao Publishing.

Alastor – via Volta 15, Milano

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La grande estate // Bologna // 29 giugno

Olimpia Zagnoli presenta il suo libro La grande estate, in dialogo con l’art director Francesco Ceccarelli , per presentare al pubblico un volume nato durante una breve residenza tra i paesaggi toscani.

Zoo – Strada Maggiore 50/A, Bologna

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Presentazione Frantumi // Bologna // 29 giugno

Sara Colaone parla con gli autori Rita Petruccioli e Giovanni Masi del loro graphic novel Frantumi.

Libreria modo infoshop via Mascarella, 24/b, Bologna

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Presentazione L’impero dei segni // Napoli // 29 giugno

Presso la Scuola Italiana di Comix diretta alle 18,30 , Sergio Brancato presenta il suo ultimo libro, “L’imperio dei segni”, Edizioni D’if. Insieme all’autore intervengono Donatella Trotta, scrittrice e giornalista de Il Mattino, il musicista/sociologo Lello Savonardo e Igor Tuveri, protagonista del libro stesso.

Scuola Italiana di Comix via Atri 21, Napoli

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Un pomeriggio con Clara Serina // Milano // 1 luglio

Un viaggio tra le sigle dei cartoni anni Ottanta con la voce dei Cavalieri del Re. Continuano gli appuntamenti organizzati in occasione della mostra “Ottanta Nostalgia” allestita presso WOW Spazio Fumetto. Sabato 1°luglio dalle ore 16.30 trascorreremo il pomeriggio in compagnia delle meravigliose sigle dei cartoni animati degli anni Ottanta insieme a Clara Serina, indimenticabile voce dei Cavalieri del Re.

WOW Spazio Fumetto – Museo del Fumetto di Milano Viale Campania 12, Milano

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“Vizio di forma”, la nuova serie di Francesco Guarnaccia

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Come avevamo anticipato, iniziamo a pubblicare Vizio di forma, nuova serie a fumetti di Francesco Guarnaccia. La premessa: cosa accadrebbe se un qualsiasi episodio della nostra quotidiana ordinarietà – dal bere un caffè al giocare a calcio – fosse scompaginato da un piccolo dettaglio che non torna?

guarnaccia fumettologica francesco guarnaccia fumettologica

Francesco Guarnaccia, classe 1994, vive e lavora a Pisa. Fa parte del collettivo Mammaiuto con cui ha pubblicato il webcomic From here to eternity (poi raccolto in volume da Shockdom) e Cavalier inservente (ora in corso di serializzazione online). Nel 2015 ha ricevuto una menzione speciale al premio Gran Guinigi di Lucca Comics & Games. Nel 2016 ha vinto il premio “Nuove Strade” ai premi Micheluzzi del Napoli Comicon. Nel 2017 ha ricevuto il premio Lorenzo Bartoli all’Arf!, riconoscimento che va ai giovani talenti e istituito in memoria dello scrittore scomparso nel 2014. Ha pubblicato su Linus, Internazionale e altre realtà dell’autoproduzione italiana. Il suo sito web è www.francescoguarnaccia.com.

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Radar. 8 fumetti da non perdere usciti questa settimana

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L’ultimo giorno in Vietnam (001 Edizioni). Primo volume di una nuova collana dedicata a Will Eisner, raccoglie racconti di ambientazione bellica, tra Vietnam e Corea. Le singole storie seguono le vicissitudini vissute dall’autore in prima persona, sul fronte come soldato o come corrispondente della rivista P.S., ed erano già state raccolte in passato in Italia sotto il titolo Racconti di guerra, volume da tempo irreperibile. Qui c’è una storia completa dal volume.

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Le chat noir (Coconino Press). Torna Marco Galli, già autore di opere come Oceania Boulevard e Nella camera del cuore si nasconde un elefante, con una storia realizzata nel 2012. Si tratta di un hard boiled incentrato sulle vicissitudini di Eddy Levanthen, un detective privato che passa il tempo attaccato alla bottiglia. Ma un incarico gli cambierà la vita: verrà assoldato per trovare il misterioso Le Chat Noir. Qui alcune pagine da sfogliare.

Sigmund Freud – Isteria (Magic Press). Basato su Frammento di analisi di un caso d’isteria, meglio conosciuto come Caso clinico di Dora, il graphic novel è scritto da Richard Appignanesi e disegnato da Oscar Zarate, già collaboratore di Alan Moore su Un piccolo omicidio. La storia ripercorre l’analisi di Freud sulla paziente Ida Bauer (Dora), a cui lo psicologo diagnosticò l’isteria. Qui un’anteprima.

Cacciatori di pterodattili (001 Edizioni). Gli ingredienti principali sono due: pterodattili e una New York di inizio Novecento per un racconto dai contorni piacevolmente fantasy e steampunk che nel 2012 ha fatto guadagnare all’autore Brendan Leach lo Xeric Award e nel 2012 dell’Ignatz Award come “Miglior Fumetto” . Qui le prime pagine in anteprima.

La Dalia azzurra (Editoriale Cosmo). Riedizione dell’adattamento a fumetti di Scòzzari di una sceneggiatura per il cinema di Raymond Chandler, realizzato per Frigidaire (su incarico di Oreste Del Buono) tra il 1980 e il 1981. È decisamente una storia molto scòzzariana, come potete vedere voi stessi.

Reverie (Bao Publishing). Il secondo volume della collana Tesoro di Bao Publlishing dedicata al fumetto cinese presenta una storia di Golo Zhao, uno dei più apprezzati autori orientali, che racconta di un giovane scrittore alla ricerca del proprio stile e della propria identità. Qui un po’ di pagine in anteprima.

Arcadia (Edizioni BD). Alex Paknadel ed Eric Scott Pfeiffer immaginano un futuro in cui l’umanità è decimata da una malattia, pochi sono rimasti in vita e chi sarebbe deceduto è stato invece preservato in una realtà alternativa tecnologica, immagazzinata in giganteschi server. Le due realtà arriveranno presto a uno scontro, tra moti di indipendenza e necessità di trovare una cura definitiva. Paknadel e Pfeiffer ragionano sulla condizione umana, estremizzando istanze tecnologiche e sociali contemporanee, per creare una parabola distopica tanto inquietante quanto profetica. Qui ci sono un po’ di pagine da sfogliare.

Nine Stones n. 2 (Editoriale Cosmo). Secondo numero di Nine Stones di Sara Spana, che in una recente intervista con l’autrice abbiamo presentato così:

«È una crime story con elementi fantastici, basata su un approccio yaoi – un genere di manga, nato nell’ambiente fandom, che mette al centro relazioni romantiche e sessuali tra protagonisti uomini – e particolarmente cruda per il tasso di brutalità. Perfetto esemplare di quella linea fusion in cui si collocano i lavori di autrici come Barbara Canepa o di Angela Vianello, Nine Stones, pubblicata da Editoriale Cosmo, è un racconto post-adolescenziale di evidente spettacolarità grafica, in cui il colore ha un ruolo di primo piano, e che si presenta come uno dei migliori progetti yaoi italiani degli anni Duemila».

Qui ci sono ben quindici pagine di anteprima.

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“The Dregs”, il cannibalismo della gentrificazione

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Tutti i mercoledì negli Stati Uniti vengono pubblicate decine di albi a fumetti. Ogni Maledetta Settimana è la rubrica che tutti i venerdì, come un osservatorio permanente, racconta uno (o più) di questi comic book.

Per la prima volta dopo trentasette settimane senza sosta, venerdì scorso questa rubrica ha saltato un appuntamento (per ragioni di salute), ma in questa sfida Man vs. Comics non ci diamo vinti tanto facilmente e, dopo i consueti bonus, troverete considerazioni sui fumetti americani usciti la scorsa settimana.

dregs black mask

Riassunto per sommi capi, The Dregs, pubblicata da Black Mask e conclusasi con il quarto episodio mercoledì, è una storia di gentrificazione vissuta dal punto di vista degli homeless, che si trovano così non solo senza più una casa ma pure senza un quartiere, il tutto condito di paranoia, droga e cannibalismo. Roba che si potrebbe archiviare alla voce exploitation, come altro materiale pubblicato dalla casa editrice.

La realizzazione però è decisamente sopra la media dell’editore, sia per i testi scritti a quattro mani da Zac Thompson e Lonnie Nadler, sia per i disegni di Eric Zawadki colorati da Dee Cunniffe. Visivamente si avverte l’influenza di autori argentini come Eduardo Risso e Leandro Fernández, per il tratto semplice e la pienezza di dettagli.

In particolare il primo numero, un po’ più curato dei successivi, è fittissimo di vignette e ricerca continuamente soluzioni diverse, passando dalla griglia a 3×3 di Watchmen a tavole dove le scene si fondono l’una all’altra senza la divisione, il tutto attraversando molti altri schemi formali. Il disegno poi non abusa delle ombre – che hanno tagli molto ampi e netti ma solo nelle sequenze appropriate – e di altri effetti grafici per coprire lo sfondo e anzi immerge pressoché continuamente il protagonista nell’ambiente urbano, perché quella di The Dregs è prima di tutta una storia su Vancouver.

dregs black mask

Il senzatetto protagonista, cercando un amico scomparso, crede di scorgere i segni di una sorta di cospirazione, di cui ritiene colpevole un politico. Quando lo accusa pubblicamente si ritrova presto senza i pochi beni che aveva accumulato negli anni nel suo rifugio di cartone, da cui salva però una copia di Il lungo addio di Raymond Chandler (scelta non casuale tra i vari romanzi di Chandler, perché anche qui tutto nasce dalla ricerca di un amico). La rilegge ossessivamente, come se le indagini di Marlowe nascondessero la chiave per la sua investigazione. Gli appare perfino un’enigmatica donna fatale, che il lettore un minimo smaliziato riconoscerà subito come una proiezione della propria mente, non per questo però meno incisiva nelle sue parole.

dregs black mask

Il protagonista comunque non è un detective e neppure un giornalista, dunque anche se in qualche modo viene a capo di alcune manovre criminali non ha mezzi per denunciarle né contrastarle. Soffre letteralmente di un deficit di linguaggio, che gli impedisce di dare ordine ai propri pensieri. Similmente, il fumetto si lascia scivolare nel caos di sequenze allucinate, che solo nel racconto inoltrato ritrovano un rigore formale.

dregs black mask

Una miniserie dunque capace di spostarsi tra diversi registri, a tratti horror a tratti lisergica e a tratti letteraria e noir, che mantiene sempre una chiara prospettiva politica, priva di facili consolazioni dalla disperazione che la attraversa. Tanto che il momento paradossalmente più leggero è la foto posta in chiusura, dalla serie Off Hours di Thanh Nguyen, una fotografa di Vancouver, dove sono ritratti vari clochard che occupano il proprio “tempo libero”.

secret weapons valiant comics

Bonus: Secret Weapons, la nuova miniserie Valiant scritta da Eric Heisserer, ossia lo sceneggiatore di Arrival, e disegnata da Raúl Alléen e Patricia Martín, racconta di alcuni nuovi giovani Psiot – più o meno l’equivalente Valiant dei mutanti Marvel, ma con poteri che devono essere attivati con pericolose e dolorose operazioni. Si tratta di ragazzi dalle capacità ritenute inutili da Toyo Harada (il protagonista di Imperium) e dunque abbandonati al loro destino, che sembra quello di prede visto che una misteriosa creatura, generata da tecnologia aliena, dà loro la caccia. A proteggerli interviene Livewire, una delle eroine più presenti dell’universo Valiant, ma la sua comparsa è per fortuna secondaria, mentre i protagonisti sono ragazzi rimasti senza nulla e con poteri più o meno bizzarri, inutili o dannosi (uno di loro viene introdotto mentre perde il lavoro).

secret weapons valiant comics

Una di loro sa parlare con gli uccelli, vive su un tetto ed è dotata anche di un’agilità quasi sovrumana, ma insufficiente per non essere braccata dalla creatura aliena. È negli inseguimenti che il team artistico dà del proprio meglio, con i ragazzi che cercano di tenere alla larga un mostro inarrestabile.

Più in generale Secret Weapons è un fumetto figlio dell’Iron Fist di Aja, con tavole fitte di vignette e perennemente in cerca di una struttura articolata, che spesso ricorre a strisce da quattro intercalate a quadri più grandi. Soluzione che si presta sia al montaggio alternato sia a seguire lo sviluppo dell’azione con un intenso ritmo visivo.

Batman Elmer Fudd

Bonus 2: Insieme a The Brave and the Mold, di cui abbiamo parlato il mese scorso, lo special fuori serie Batman – Elmer Fudd (ossia il cacciatore Taddeo dei Looney Tunes), è la miglior storia dell’Uomo Pipistrello finora scritta da Tom King.

Disegnata da Lee Weeks e colorata da Lovern Kindzierski, fa parte di una serie di crossover tra personaggi DC Comics e personaggi Warner Bros. Animation, che stanno venendo pubblicati in queste settimane. Qui King gioca a realizzare un pastiche noir, dove la parlata con zeppola del protagonista rende da subito divertenti i serissimi voice over in stile hard-boiled, basti a tal proposito citare il titolo Pway for me dove la W va sostituita con una R, ma a volte può invece stare per L (in bocca al lupo ai traduttori!).

batman elmer fudd

Ci si aggiunga l’ossessione di Taddeo per il “coniglio”, ossia un modesto criminale che si rivela però abile ad aggirarlo (proprio come Bugs Bunny), e non manca nemmeno la femme fatale di turno, che collega la faida tra i due a Batman. Bruce Wayne è qui un duro invaghito della bellezza mozzafiato e le sue didascalie in voice over fanno da controcanto a quelle di Taddeo.

Può apparire uno spreco che tanto talento – soprattutto considerata la lentezza di Weeks come disegnatore e quindi la rarità dei suoi fumetti – sia speso per un’idea così bizzarra, ma a conti fatti è invece un piccolo gioiello, ricchissimo oltretutto di citazioni per gli esperti dei cartoon, di cui qui trovate una guida.

LA SCORSA SETTIMANA

spiderman zdarsky

Tra le cose degne di nota si sono concluse ben tre serie e ne è partita una molto attesa. Partiamo da quest’ultima: Peter Parker: The Spectacular Spider-Man di Chip Zdarsky, Adam Kubert (almeno per i primissimi numeri) e Jordie Bellaire. Mentre su Amazing Spider-Man Dan Slott sta (malamente) raccontando di un Uomo Ragno preso da intrighi internazionali e a capo delle Parker Industries, qui l’intento è di riportare il protagonista alla più familiare New York, giusto in tempo per l’uscita di Spider-Man: Homecoming al cinema.

spectacular spider-man zdarsky1

Abbiamo così di nuovo un arrampicamuri spiritoso, che frequenta la Torcia Umana e si infila in guai più grandi di lui, equipaggiato oltretutto di un costume vecchio stile, che al posto di avere numerosi gadget ha pure dei problemi. Finisce così per incontrare il fratello buono di Fixer e una versione “nana” di Scott Lang, quindi parte per Chicago, ignaro che a New York sta arrivando… un personaggio che preferiamo non rivelare, ma che di certo segna un colpo di scena finale piuttosto inatteso.

Zdarsky è bravo con il tono umoristico e Kubert per ora è abbastanza in forma, ma se questa è una buona partenza bisognerà poi vedere quanto lunghe sono le gambe dell’intreccio (ricordiamo il pessimo finale dell’annual di Star-Lord sempre di Zdarsky) e quali saranno i disegnatori a venire. A ogni modo una serie decisamente benvenuta in un panorama di testate “ragnesche” a dir poco deprimente.

aliens defiance

Si è conclusa Aliens: Defiance con il numero 12, anche se nulla esclude che la serie di Brian Wood abbia poi una prosecuzione. La storia di una space marine che cerca di non consegnare uno xenomorfo alla Weyland-Yutani ha tenuto fino al finale, anche se disegni sono stati altalenanti: ottimi i numeri di Tristan Jones e di un Riccardo Burchielli davvero in grande forma, molto meno quelli di Tony Brescini.

La cosa più riuscita è il tratteggio psicologico dell’androide, che è vistosamente artificiale e molto diverso dal Fassbender di Prometheus. Peccato la Dark Horse non ci abbia creduto di più e non abbia valorizzato maggiormente il fronte grafico di questa serie, che così rimane un’opera dal potenziale sfruttato a corrente alternata e un po’ schizofrenica.

god country image comics

È terminata con il sesto episodio per Image God Country, scritta da Donny Cates, che per Dark Horse aveva firmato Ghost Fleet e Buzzkill, e disegnata da Geoff Shaw, a sua volta visto su Buzzkill. I due sono quindi un team affiatato, cui si aggiunge il colorista Jason Wordie, decisamente valore aggiunto di una serie che alterna scenari del Texas con mondi ultraterreni tra le stelle e il regno dei morti. Si racconta di un vecchio malato di demenza senile e alzheimer che il figlio sopporta a stento, mentre la moglie del figlio non sopporta più ed è in procinto di andarsene. Arriva però un tornado con dentro un enorme demone e il nonno lo elimina con una spada, che lascia una sorta di scia arcobaleno. L’enorme lama dona al vecchio nuova lucidità perché l’ha scelto come campione, ma il Dio che l’ha creata la rivuole indietro ed è pronto a scatenare i suoi figli: un’onorevole divinità della guerra e un’infida divinità della morte.

god country image comics

Tra battaglie incredibili e piccole scene famigliari, si dipanano così gli ultimi eroici gesti di un uomo la cui ritrovata ragione servirà a dire addio. La serie è soprattutto uno spettacolo grafico, appena coeso da un mélo famigliare che cerca, senza troppo successo, di raccontare anche una storia umana. Consigliato soprattutto ai ragazzi e alle anime semplici.

The Old Guard

Con il quinto episodio si ferma per ora The Old Guard, di Greg Rucka e Leandro Fernádez per i colori di Daniela Miwa. Qui un gruppo di mercenari pressoché immortali (semplicemente non è ancora arrivata la loro ora, che alcuni aspettano da diverse centinaia di anni) si ritrova coinvolto in una missione-trappola, cadono vittima di un doppio gioco e scoprono di avere un traditore tra loro. Il fatto che non possano morire li rende particolarmente nichilisti e, tra una sparatoria e l’altra, la serie definisce il loro passato, tenendo per ultima la vera età della protagonista Andy. Immancabile poi la neo-immortale che entra nel gruppo e obbliga così gli altri a dare qualche spiegazione, poche però perché in realtà anche loro non sanno la ragione della propria condizione.

The Old Guard image comics

Questi cinque episodi, che si segnalano soprattutto per le tavole di Fernádez, sono purtroppo solo un prologo, inoltre lo stesso disegnatore appare in debito di ossigeno in alcune pagine dell’ultimo capitolo, tanto da comprometterne in parte la riuscita. I colori di Miwa marcano vistosamente le varie atmosfere, ma nel palazzo di Dubai dove ha luogo l’ultimo atto anche loro sembrano a tratti ridursi a semplici sfondi piatti e monocromatici. Di per sé la storia non è poi molto originale, una sorta di incrocio tra Wolverine, Wonder Woman e The Losers, che ha sicuramente del potenziale, rinviato però ai prossimi capitoli. Rucka aveva saputo essere ben più incisivo con il lancio di Lazarus ed è difficile non avere la sensazione, che in questo momento di ritrovato successo, stia scrivendo un po’ troppe cose,

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Sunday Page: Silvia Ziche

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Ogni settimana su Sunday Page un autore o un critico ci spiega una tavola a cui è particolarmente legato o che lo ha colpito per motivi tecnici, artistici o emotivi. Le conversazioni possono divagare nelle acque aperte del fumetto, ma parte tutto dalla stessa domanda: «Se ora ti chiedessi di indicare una pagina che ami di un fumetto, quale sceglieresti e perché?».

Oggi ospite deluxe: Silvia Ziche, una delle autrici umoristiche più importanti del panorama italiano. Vicentina, Ziche sbarca a Milano negli atti ottanta per studiare all’Istituto di design. Debutta su Linus, per poi apparire, tra le altre, su Cuore e Comix; è però Topolino a darle la possibilità di dimostrare le sue abilità di narratrice ad ampio respiro, grazie a saghe come Il papero del mistero e Il grande splash. Negli anni duemila, oltre a collaborare a vari progetti con autori come Tito Faraci e Vicenzo Cerami, scrive e disegna Amore mio, opera in cui compare per la prima volta il personaggio di Lucrezia.

bretecher

La tavola è una de I frustrati di Claire Bretecher. È del 1978, ma io l’ho vista nella ristampa Bompiani dell’86. Avevo 19 anni, stavo muovendo i primi timidi passi nel mondo del fumetto, e stavo ancora cercando il mio modo di raccontare. Da ragazzina avevo letto prevalentemente Topolino e Asterix, mi ero fatta un’idea del fumetto come racconto avventuroso. Poi invece ho scoperto Bretecher, e sono rimasta fulminata. Si poteva raccontare anche altro. Le avventure interiori delle persone. La politica. La società. Si potevano anche raccontare cose banali senza essere banali. Sto parlando in generale dei suoi fumetti.

Questa tavola, in particolare, mi è rimasta in testa perché è leggera ma non stupida, fa ridere, e perché con pochissime parole racconta tutta la storia dei personaggi rappresentati. E poi perché Claire Bretecher era una donna, l’adoravo, e ho pensato che fosse normale per una donna fare fumetti. Essendo io una donna (all’epoca, una ragazzina) appassionata di fumetti, e avendo conosciuto, abbastanza presto, questa gigantesca autrice, ho pensato che fosse normale che le donne facessero fumetti. Che Bretecher fosse una delle poche l’ho scoperto dopo.

Trent’anni fa le donne che facevano fumetti erano, in generale, poche. Ad aumentare la mia illusione forse c’è anche il fatto che la prima redazione in assoluto a cui mi sono presentata per cercare di piazzare i miei fumetti era quella di Linus, che sotto la direzione di Fulvia Serra era composta esclusivamente di donne. C’era di che alimentare il mio malinteso, no?

Mi è poi rimasta la schizofrenia dovuta a questa folgorazione: Topolino da una parte, e Lucrezia, che arriva da Claire Bretecher e da altri fumetti scoperti successivamente, dall’altra.

Della Bretecher in generale cosa ti affascina?

Di Claire Bretecher mi è piaciuto il modo di raccontare le persone, la società, attraverso piccoli momenti, piccoli dialoghi, piccoli particolari che però sono rivelatori. Mi piace anche il suo modo buffo di disegnare le espressioni dei personaggi.

Ti sembrano cambiate le cose ora, in termini di presenza femminile nel fumetto?

Certo che sono cambiate. Ora ci sono molte più donne, sia lettrici che autrici. Anche se rimane un mondo prevalentemente maschile, col tempo ci metteremo in pari.

Per arrivare alla punchline ci sarebbero mille strade diverse, in termini di quantità di vignette utilizzabili. In questo caso, ogni vignetta ha una funzione. Però, per dirne una, la quarta vignetta mi sembra ridondante – forse perché non funzionale, cioè serve solo a creare un’atmosfera (che alla fine è sempre una funziona, solo diversa da quella narrativa). O forse ancora la ridondanza serve a sottolineare il concetto?

Non avevo nemmeno notato le cose che mi hai fatto notare tu. Significa che nel complesso la tavola funziona, e letta con gli occhi di un normale lettore, come ero io all’epoca, e non di un “tecnico”, fila via liscia e ti racconta quello che ti vuole raccontare. La tavola ha una griglia rigida che impone il numero di vignette, e l’autrice vuole soffermarsi sulla difficoltà della protagonista nel mangiare l’insalata ricciolina, e sul tempo che ci mette ad averne ragione. Servono tante vignette, altrimenti non si raggiunge il risultato.

A un certo punto l’inquadratura stringe solo su di lei. Pensi sia perché non ci sia più bisogno di vedere la reazione di lui nella parte centrale della gag?

Non so perché Bretecher abbia scelto di stringere il campo solo su di lei in quel momento. Forse perché le è venuto così (una motivazione che spinge sempre anche me, nelle mie scelte). Anch’io, al suo posto avrei stretto su di lei, a un certo punto. Magari in maniera diversa, ma lo avrei fatto. L’espressione di lui è sempre la stessa, inutile insistere su quel punto. Insomma, a mio parere, se una tavola funziona, forse non è il caso di stare lì a fare troppo le pulci. Funziona, quindi va bene così.

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Lo scaffale di Marco Galli

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Per la rubrica “Lo scaffale di…”, a commentarci le sue letture più recenti, questa volta ospitiamo Marco Galli, autore di Nero petrolio, Oceania boulevard Nella camera del cuore si nasconde un elefante e del recente volume Le chat noir.

Galli ha introdotto così la sua selezione:

Sono un lettore che ama perdersi per diverse strade contemporaneamente. Di fumetti ne leggo davvero pochi, so che pare snob detto da uno che li fa, ma ne ho letti molti in passato, ora mi annoiano, molti, non tutti e non è una questione di bassa qualità, è un mio problema. Non penso ci sia meno qualità rispetto a una volta, anzi. Sono io che non ne ho più molto bisogno, infondo li faccio e forse mi bastano già i miei: quando “esco” necessito di mischiarmi con altri piani di realtà. Sono un lettore multiplo, leggo sempre almeno una decina di libri insieme.

Don Chischiotte nella Mancia, di Miguel de Cervantes con illustrazioni di Gustave Doré

donchisciotte
Lo leggo molto lentamente, mi serve quando ho bisogno di luce. C’è dentro tutta la tragicità comica della specie umana. Modernissimo.

Scala Galli per l’utilità nel fare fumetti: 100%

La soffitta, di Akab e Squaz

soffitta akab squaz

Leggere Akab mi lascia sempre una sensazione di “imperfetto”, ma non è una mancanza, è lo stesso che mi succede con i film di Cronenberg: mi fanno pensare per giorni ed è quello che mi serve da “spettatore” delle paranoie altrui. Qui, poi, abbiamo anche gli splendidi disegni di Squaz, che, tra l’altro, anche nei suoi lavori da autore completo, possiede sempre uno sguardo profondo e mai banale sulla realtà.

Scala Galli sulla utilità nel fare fumetti 80%

Il libro del cielo e dell’inferno, di Jorge Luis Borges e Adolfo Bioy Casares

librocielo

Ce l’ho sempre sul comodino, mi serve quando ho bisogno di tenebre. Sembra che la lettura porti curiosità contagiosa.

Scala Galli per l’utilità nel fare fumetti: 100%

I fantastici quattro, di Stan Lee e Jack Kirby

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Sto rileggendo in modo sparso le storie di Lee degli anni Sessanta. Storielline per minorati e scritte male. Ma nel suo tentativo di produrre un’epica moderna, anche se banalissima e intrinsecamente americana, riesce a produrre inspiegabilmente un certo fascino, dovuto soprattutto (o esclusivamente?) ai disegni di Kirby e a quel fattore “modernariato”.

Scala Galli per l’utilità nel fare fumetti: 20%

Rimbaud a Giava. Il viaggio perduto, di Jamie James

rimbaudagiava

Per uno come me che a vent’anni viveva di poeti simbolisti francesi, un vero gioiellino. Un periodo breve in cui non si sa nulla di un Rimbaud in fuga da se stesso e di cui si perdono le tracce nella giungla giavanese. Soria vera di un genio che ha fatto della sua vita un eterna “magica” poesia, o viceversa.

Scala Galli per l’utilità nel fare fumetti: 70%

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Radar. 9 fumetti da non perdere usciti questa settimana

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Linus luglio 2017 (Baldini&Castoldi). Dietro a questa bella copertina messicana di Peter Kuper (recentemente visto in Italia con Rovine, bel graphic novel ambientato proprio in Messico), che rimette in scena i Peanuts versione dia de los muertos, un ricco sommario con un’intervista a Kuper stesso condotta da Ivan Hurricane Manuppelli; un pezzo di Ivan Carozzi sull’incontro tra un banchiere e una curandera messicana, grazie a un fungo allucinogeno; due brevi storie a fumetti, una di Abraham Diaz e una di Baro & Lucciola, dedicata a Jim Morrison e al live dei Doors in Messico.

Tra gli articoli c’è anche un estratto dalla nostra videointervista a Max Capa – che potete guardare sulle nostre pagine –, tra i padri del fumetto underground italiani, incontrato a Milano durante AFA, il festival del fumetto dedicato alle autoproduzioni che si è tenuto nel maggio scorso al Leoncavallo

Come ogni mese, ci siamo anche noi di Fumettologica, con la rubrica Nuggets, firmata per l’occasione dal savio Andrea Antonazzo.

Qui la nostra infallibile anteprima e il sommario completo.

linus luglio

Topolino n. 3215 (Panini Comics). Subito la parola al nostro Alberto Brambilla, rank 3k di cose Disney:

Numero bello ricco del Topo, con la prima puntata del reboot di Doubleduck annunciato già dalla copertina. In redazione si erano accorti di aver incasinato troppo la trama delle storie di Paperino agente segreto, tra mille diverse società segrete e doppi-tripli-quadrupli giochi e hanno deciso di dare un colpo di spugna e ripartire da capo: via l’Agenzia, sostituita da un gruppo di burocrati feisbuccari e dentro nuovi nemici e scenari. Vitaliano divertente, Freccero in gran spolvero. A chiudere il numero l’ultima puntata di Ducks on the Road di Turconi e Radice, storia che abbiamo già segnalato tra i migliori fumetti di giugno. In centro al numero una storia della serie X-Mickey, piacevole ma non particolarmente originale, e la demenzialità di Cronache del Regno dei Due Laghi di Faraci e Ziche e di una storia muta di Faccini con Paperoga (<3)

Julia n. 266 – Il furto del secolo (Bonelli). Non credo di avere letto mai un numero di Julia nella mia vita, però questa copertina vangoghiana CAMERETTA UNCHAINED mi fa sognare fortissimo. Speriamo che ci mandino il PDF così me lo leggo 😱😱😱 altrimenti mi toccherà andare in stazione a rubare fumetti Bonelli. 😢😢😢

The Complete Alan Moore Future Shocks (Editoriale Cosmo). La raccolta completa delle storie scritte da Alan Moore tra il 1981 il 1983 per Tharg’s Future Shocks, serie ospitata all’interno della celebre rivista inglese 2000AD. Ai disegni ci sono autori del calibro di Dave Gibbons, Alan Davis e Steve Dillon. Sembra una cosa molto interessante.

Qui trovate la nostra scioccante anteprima.

Diabolik n. 7 – La morte va in scena (Astorina). Una regola non scritta su Diabolik che mi sono inventato quando lo leggevo alle medie, ma che poi ho scoperto essere già stata teorizzata anche da altre persone con cui ne ho parlato, recita: se il personaggio in quarta di copertina è uno dei quattro pezzi grossi, ossia Diabolik, Ginko, Eva e Altea (in ordine di importanza), allora è un numero di quelli tosti.

Qui la teoria è un po’ disattesa, visto che in quarta troviamo addirittura EVA E DIABOLIK ASSIEME ma la storia non è esattamente da ricordare: c’è un avido palazzinaro che vuole tirare giù un famoso teatro nel centro di Clerville per costruirci un centro commerciale, peccato che sotto questo teatro si nasconda un rifugio di Diabolik  particolarmente strategico, quindi Diabolik decide di mettere i bastoni fra le ruote al palazzinaro per non perdere il rifugio, fomentato in questa battaglia per la cultura da Eva Kant perché tutti quanti sanno che teatri=bene, Carmelo Bene=benissimo, centri commerciali capitalisti cattedrali del consumismo=male. Insomma, chi non vorrebbe prendere lezioni di senso da civico da un sociopatico che mente, imbroglia, ruba e uccide e dalla sua compagna?

Diabolik – Collezione storica a colori vol. 1 (La Repubblica/L’Espresso). E siccome non c’è mai abbastanza Diabolik nella vostra vita, eccovi la segnalazione di questa nuova collana di riedizioni a colori in allegato al quotidiano La Repubblica e al settimanale L’Espresso. Proposta con cadenza settimanale a partire dal 4 luglio, ogni uscita conterrà due storie e costerà 6,90 € più il prezzo del quotidiano.

Composta da 25 volumi cartonati formato 16×21,5 cm, di 264 pagine a colori ognuno, la serie ripropone le prime 50 storie di Diabolik in ordine cronologico, a partire dal mitico numero uno, Il re del terrore.

Qui se volete leggere qualche pagina in anteprima, avere maggiori informazioni e conoscere il piano completo dell’opera.

La guerra di Alan (Coconino Press) & Martha & Alan (Coconino Press). Doppietta Coconino firmata Emmanuel Guibert. Il primo è l’edizione integrale in volume unico delle memorie della Seconda Guerra Mondiale – da Pearl Harbour al fronte francese – del soldato Alan Ingram Cope, raccolte e disegnate dall’amico fumettista Guibert.

Martha & Alan invece è il terzo volume dedicato alla storia di Alan (il secondo è L’infanzia di Alan, sempre pubblicato da Coconino) e racconta della giovinezza e dell’amicizia fra i due protagonisti nella California degli anni ’30, un rapporto bruscamente interrotto dall’entrata in guerra degli Stati Uniti nel dicembre del 1941. Qui la nostra preziosa anteprima del volume.

Dall’estero:

Jupiters Legacy

Jupiter’s Legacy 2 #5 (Image). Numero finale per la seconda serie del fumetto creato da Mark Millar e Frank Quitely. Ve lo segnalo principalmente perché  1. tutti quanto sanno che Mark Millar è il più grande scrittore di fumetti vivente 2. Frank Quitely è un mostro e 3. mi voglio vantare del fatto che gli ho visto disegnare dal vivo alcune delle pagine di questo numero, durante un’intervista/visita al suo studio di Glasgow di cui – se mi passa la summertime sadness che mi impedisce di lavorare – spero leggerete prestissimo su Fumettologica. Intanto vi lascio la recensione alla prima serie, scritta dal nostro immarcescibile Daniele Croci.

Leggi anche: I 5 migliori fumetti pubblicati a giugno 2017

L'articolo Radar. 9 fumetti da non perdere usciti questa settimana sembra essere il primo su Fumettologica.

Jupiter’s Legacy: tanto splendore per nulla

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Tutti i mercoledì negli Stati Uniti vengono pubblicate decine di albi a fumetti. Ogni Maledetta Settimana è la rubrica che tutti i venerdì, come un osservatorio permanente, racconta uno (o più) di questi comic book.

Jupiters Legacy

Iniziata nell’aprile 2013, la prima miniserie di Jupiter’s Legacy si era conclusa in poco meno di due anni nel gennaio 2015. La pausa tra il primo e il secondo volume ha permesso a Quitely di accumulare materiale e così i primi numeri del nuovo ciclo sono usciti con una normale cadenza mensile, dal giugno 2016, mentre gli ultimi due si sono fatti attendere e solo ora con il quinto episodio si è conclusa la serie. Non definitivamente però: al termine dell’epilogo, su una pagina dallo sfondo appropriatamente tutto nero, viene annunciato che Jupiter’s Requiem inizierà nel 2019, dando a Quitely ben un anno e mezzo di tempo almeno per una pubblicazione forse compatta.

Questi conti della serva non hanno naturalmente lo scopo di criticare Quitely, che se è relativamente lento lo è con buone ragioni e rimane tra gli artisti più straordinariamente capaci del panorama mondiale, del tutto unico nel suo saper immortalare il movimento con precisione quasi fotografica senza però perdere nulla della plasticità dell’azione. Si conferma poi ancora impeccabile nell’invenzione di scene fantascientifiche, dal character design dei suoi superesseri con costumi improvvisati o fetish, agli scontri telepatici in mondi mentali, fino alla rappresentazione di tecnologie futuristiche e robot assassini.

Jupiters legacy

Senza contare che Jupiter’s Legacy gli ha permesso di sfoggiare anche tutta la sua abilità nelle scene di massa, con orde di supertizi che si azzuffano, così come di spaziare tra i più diversi scenari naturali e di inventarsi una Dubai con un grattacielo che ha al suo interno un complesso innevato. Nel suo stile è cambiato qualcosa nella rappresentazione dei volti, meno “grassocci” e più segnati dal tempo e da linee lunghe, semplificati forse rispetto al passato ma non per questo meno espressivi.

Quitely insomma si conferma ai massimi vertici del mondo del fumetto, ed è proprio per via di un talento tanto prezioso che il tempo dedicato a un progetto come Jupiter’s Legacy appare quasi uno spreco. A conti fatti questi primi due volumi hanno impegnato il disegnatore per quattro anni pieni – e con il seguito arriveremo almeno a sei se non a sette – e che cosa ci hanno lasciato? Prima un’ennesima variazione sul tema dei supereroi classici, troppo rigidi nella loro moralità, e dei loro figli, troppo debosciati per essere cresciuti come superstar semi-onnipotenti. In parole povere una variante di The Boys di Garth Ennis, con in più il tema generazionale e in meno il senso del grottesco.

jupiters legacy

Il colpo di scena con il massacro di Utopian e soprattutto della sua famiglia, era stato violentissimo e d’impatto, ma pure di un’iconoclastia che da Millar risulta risaputa. L’idea di questo secondo volume è che per la riscossa dei pochi buoni rimasti in vita, questi si debbano alleare ai cattivi che vivono in clandestinità oppure imprigionati senza poteri nell’impenetrabile complesso Supermax. Il fatto che a essere radunati siano i super-criminali non ha però nessun peso reale nella storia: si tratta di figure senza alcuna motivazione o approfondimento, spesso senza battute, appena distinguibili l’uno dall’altro solo grazie al segno di Quitely.

Dunque l’idea che la salvezza dalla hybris di chi si sente superiore al resto dell’umanità, e in diritto di comandarla, arrivi da chi egoisticamente si è sempre fatto gli affari propri, finisce neutralizzata per palese inconsistenza. L’unico personaggio che riceve un po’ di sviluppo è Starfox, il nonno del geniale e potentissimo Jason. Rivela di essere diventato un villain perché i supereroi si limitavano a difendere lo status quo, dove lui vedeva invece troppe ingiustizie sociali. Quando fu sconfitto dopo aver cercato di ri-equilibrare il sistema bancario, mentre il pubblico applaudiva al pestaggio che riceveva dai supereroi, Starfox decise che l’umanità non meritava niente. Tocca quindi a Jason trovare un modo di farlo uscire dalla propria misantropia e farlo partecipare al loro piano.

E fino a qui tutto bene, ma la risoluzione dell’arco narrativo di Starfox è brutale e improvvisa, in un certo senso scioccante ma soprattutto gratuita e irritante, sia perché in netto contrasto a come era stato presentato il personaggio, sia perché ha l’effetto di scopare sotto il tappeto tutte le questioni accennate, sacrificando il solo nuovo vero personaggio della storia insieme a Jason.

jupiters legacy frank quitely

Millar insomma preferisce dedicarsi a rendere ingegnose le super-risse che Quitely dovrà disegnare, e in questo come al solito fa un buon lavoro, ma davvero è tutto qui e alla fine per quanto godibile e visivamente sontuoso risulta anche vacuo.

Il finale poi ci rivela che Starfox si poneva domande come “perché amiamo tanto i nostri figli?”, introducendo il sospetto che la procreazione di superesseri faccia parte del piano degli alieni che hanno dato i superpoteri agli umani. Gli extraterrestri probabilmente torneranno in Jupiter’s Requiem per rivelare il senso delle loro azioni. E sembra già di vedere l’ennesimo imperatore alieno super-sadico che umilierà e massacrerà vari eroi prima di essere fermato da Jason. Perché purtroppo oggi Millar sembra soprattutto questo: uno scrittore prevedibile, ed è un peccato che Quitely non collabori invece con qualcuno che magari abbia anche qualcosa da dire.

Bonus 1: Sacred Creatures

sacred creatures image comics

Il disegnatore argentino Pablo Raimondi, passato come di consueto per Marvel e DC, finora ha scritto poco per il mercato americano, ma ha trovato un progetto comune con Klaus Janson e così è nata per Image Comics Sacred Creatures.

Raimondi scrive e disegna, Dean White colora e Janson fa da co-sceneggiatore, per questa storia dove una misteriosa setta di individui immortali coinvolge nei loro piani un comune mortale. Forse in realtà non così comune, visto che alcune battute fanno intuire che lo si stava aspettando da tempo. A ogni modo, dopo avergli distrutto la vita, la setta gli dà la possibilità di rifarsi, a patto che uccida per loro qualcuno con un antico pugnale di pietra. Non vi riveliamo oltre di questo primo corposo numero di circa sessanta pagine, dove nonostante il colpo di scena finale sia un deja vu, la caratterizzazione dei vari personaggi è piuttosto efficace.

sacred creatures image comics

Come disegnatore Raimondi ha uno stile alla Bryan Hitch, infatti per i volti guarda ad attori e fotografie, tanto che uno dei personaggi è molto somigliante a Vincent Cassel, mentre gli altri sono per fortuna meno riconoscibili. Purtroppo però tutto va più o meno in rovina quando, dopo appena una decina di tavole, la città che prima era disegnata è sostituita da fotografie molto poco rielaborate in digitale, con un chiaro scollamento tra i personaggi e lo sfondo. Se ne fa un uso tanto spudorato che il lettore inizierà a sperare, di vignetta in vignetta, che l’azione si sposti al più presto in interni per limitare lo strazio. Una scelta estetica respingente, che cancella anche quel che di buono c’è nella storia e nei disegni di personaggi.

Bonus 2: Unholy Grail

unholy grail aftershock comics

Si tratta della prima serie Aftershock di Cullen Bunn, altalenante scrittore, prolifico come pochi, e al momento impegnato su: X-Men Blue alla Marvel, Harrow County alla Dark Horse, Damned alla Oni Press, Regression alla Image e Unsound con i Boom! Studios (sempre che non ci sia sfuggito qualche altro titolo).

Credo non ci sia un altro scrittore americano contemporaneamente coinvolto con così tante serie e case editrici, ma gli va riconosciuto che nonostante questo super-impegno la qualità media dei suoi testi sembra cresciuta. Anche Unholy Grail ha infatti un attacco che funziona: Merlino qui sarebbe più un ciarlatano che un mago vero e proprio e, in breve, un demone lo uccide e ne prende le sembianze. Va così al suo posto a visitare Uther Pendragon ancora malato, dando vita alla storia di Re Artù, che forgerà come una sua pedina con scopi misteriosi e di certo sinistri.

L’episodio inizia infatti con la dissoluzione di Camelot e con Percivale del Galles che torna troppo tardi con il Graal, quando il regno è ormai caduto. A ritroso viene quindi riassunta, con toni sinistri, parte della vicenda arturiana e anche il finale, che torna su Percival,e si tinge di una luce inquietante nonostante la presenza del Graal.

unholy grail aftershock comics

Bunn dà del suo meglio quando scrive machiavellici villain, come nella sua serie dedicata a Magneto, e qui ha decisamente modo di divertirsi con un demoniaco Merlino. Alle matite Mirko Colak e la colorista Maria Santaolalla che cercano di dare uno stile un poco diverso ai vari momenti raccontati nella storia: più chiara e nitida la morte di Pendragon, molto più cupe e dettagliate le altre scene in cui l’oscurità non ha bisogno di nascondersi.

Una partenza dunque piuttosto convincente, anche se rimane da vedere dove Bunn voglia o sappia andare a parare oltre all’idea provocatoria di una tavola rotonda dark. Nel mentre comunque ha già annunciato un’altra serie ancora per Aftershock, Darkark, disegnata da Juan Doe e di prossima pubblicazione a settembre.

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Sunday Page: John Arcudi

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Ogni settimana su Sunday Page un autore o un critico ci spiega una tavola a cui è particolarmente legato o che lo ha colpito per motivi tecnici, artistici o emotivi. Le conversazioni possono divagare nelle acque aperte del fumetto, ma parte tutto dalla stessa domanda: «Se ora ti chiedessi di indicare una pagina che ami di un fumetto, quale sceglieresti e perché?».

Questa domenica ospitiamo John Arcudi, sceneggiatore statunitense tra i creatori di The Mask. Nato in America ma con ascendenze genovesi, Arcudi ha lavorato a lungo per DC Comics e Dark Horse, contribuendo a sceneggiare moltissime storie dell’universo di Hellboy, dalle miniserie dedicate ai singoli personaggi alla testata B.P.R.D., scritta insieme a Mike Mignola.

midnight

Ecco la mia pagina. È tratta da una storia di Midnight, del grande Jack Cole, pubblicata su Smash Comics #82, della Quality Comics, nell’aprile 1949. Cole è conosciuto per il suo lavoro su Plastic Man, ma la sua creazione meno famosa – Midnight – gli ha offerto molte opportunità per produrre narrazioni inventive. L’editore della Quality, Everett “Busy” Arnold, aveva chiesto a Cole di inventarsi un personaggio simile allo Spirit di Will Eisner (che veniva pubblicato in un’altra testata della Quality, Police Comics) perché Eisner deteneva i diritti di Spirit e Arnold voleva avere pronto un personaggio simile nel caso Eisner avesse lasciato la Quality. Sarebbe potuto essere un semplice clone, ma Cole lo fece diventare speciale. In seguito lasciò la testata per alcuni anni e quando tornò, le storie di Midnight erano affossate da un mucchio di personaggi stupidi, ma Cole riuscì comunque a produrre dei grandi fumetti.

Cosa ti ha colpito di questa tavola?

La storia è una parodia del successo di Eden Ahbez, il paroliere di Nature Boy, un grande classico di Nat King Cole, alla fine del 1949. E la tavola che ho scelto è brillante! Si va da un posto all’altro in una pagina, usando in maniera molto intelligente una sola vignetta per mostrare il viaggio. La transizione non sembra né convulsa né sbrigativa. In più, Cole riesce a inserire un sacco di gag, come il prurito delle pulci e il pezzo sullo spray DDT. Nella pagina precedente scopriamo che Woodland Boy ha le pulci e le attacca a tutti, ma la gag con il DDT lo esplicita con una dimostrazione incredibile di compattezza narrativa che è allo stesso tempo una bella gag. Poi c’è Woodland Boy che legge Nature Magazine con i piedi, per rinforzare la sua natura selvaggia. E nella stessa vignetta, immagina di essere tornato nei boschi, con quella faccia malinconica. Anche se è lontano dalla foresta da solo una pagina, crediamo facilmente alla sua nostalgia.

A parte questo, la densità della narrazione è micidiale, come si vede bene nell’ultima immagine. Woodland Boy che sogna tempi migliori, due personaggi principali che corrono fuori dalla stanza mentre un terzo si chiede se quella sia l’idea migliore del mondo. La maggior parte dei fumettisti ci metterebbe almeno due vignette per spiegare questa situazione, ma Cole lo fa in una, con chiarezza e ironia. E ovviamente è tutto disegnato alla perfezione!

Tu hai usato Midnight in una storia dell’Elseworld DC, JLA: Destiny.

Sì, ma è stata solo una coincidenza. Mi servivano dei nomi di personaggi che la DC possedeva con cui potevo giocare per questa storia immaginaria. Non è che mi appassioni il personaggio, è la maestria di Jack Cole a interessarmi.

E quando hai scoperto Cole?

Ero parecchio giovane, non ricordo la data esatta, ma è stato con Plastic Man. Lo trovai in delle vecchie ristampe DC, in particolare una raccolta chiamata DC Special. Dopo quella iniziai a seguire qualsiasi cosa di Cole.

*English version in the next page.

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Lo scaffale di Nina Bunjevac

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Scopriamo le letture più recenti di Nina Bunjevac, fumettista canadese di origini serbe autrice dell’apprezzato Fatherlandche sarà ospite a Treviso Comic Book Festival 2017.

*English Text

Fun, di Paolo Bacilieri

fun
Questo libro è meraviglioso, per svariati motivi. È informativo (perché parla della storia dei cruciverba), splendidamente illustrato, scritto in maniera intelligente e soprattutto, criptico. Sono mesi che l’ho letto e ancora mi ritrovo a ripensarci. Un capolavoro.

Fante Bukowski #2, di Noah Van Sciver

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Questo libro mi è piaciuto tanto quanto il primo. È divertentissimo, ogni pagina è piena di battute e gag. Quando Fante – un tristissimo autoproclamato scrittore genio, ma in realtà fallito – adesca una prostituta che gli racconta dei suoi clienti scrittori e delle loro perversioni, alla fine lei proclama: «i miei clienti preferiti sono i fumettisti. Sono gli amanti migliori».

They Live In Me, di Jesse Jacobs

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Jesse è un maestro nella creazione di scenari. Leggere i suoi fumetti è come guardarti i tuoi episodi preferiti di Ai confini della realtà. È davvero bravissimo.

Mister Morgen, di Igor Hofbauer

MisterMorgen
Forse sono di parte, visto che Igor è un mio carissimo amico, e ho tradotto io questo libro per l’edizione in inglese. Comunque Mister Morgen è un capolavoro, e visivamente è stupefacente.

The Abominable Mr. Seabrook, di Joe Ollmann

TheAbominableMrSeabrook
Joe Ollmann è uno dei migliori narratori che il fumetto ha da offrire. Questa è la sua prima biografia, e racconta la vita di William Seabrook, il primo a introdurre il termine “zombie” ai lettori occidentali. La sua vita era piena di avventure e viaggi in luoghi lontani ed esotici, che forse potrebbero aver comportato il mangiare carne umana (ma non voglio fare spoiler).

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“The American Way”, il fumetto del premio Oscar John Ridley

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Tutti i mercoledì negli Stati Uniti vengono pubblicate decine di albi a fumetti. Ogni Maledetta Settimana è la rubrica che tutti i venerdì, come un osservatorio permanente, racconta uno (o più) di questi comic book.

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La copertina del primo numero della prima serie di The american way

Ormai più di dieci anni fa, nell’aprile 2006, Wildstorm pubblicava il primo numero della miniserie in otto capitoli The American Waydisegnata da Georges Jeanty e sceneggiata da John Ridley, uno scrittore quasi esordiente nel fumetto che aveva firmato solo una miniserie di Authority e una dedicata a Warblade.

Ai tempi, Ridley era noto come il romanziere da cui erano stati adattati i film U-Turn e Three Kings e come producer e sceneggiatore televisivo, soprattutto di Squadra Emergenza. Oggi è un autore premio Oscar per la sceneggiatura di 12 anni schiavo, nonché showrunner delle serie Tv American Crime e Guerrilla, oltre che regista del documentario su Rodney King Let It Fall: Los Angeles 1982-1992. In pratica è una delle più autorevoli personalità della cultura black americana, con diversi progetti in corso – tra i quali una misteriosa serie per ABC su una imprecisata proprietà Marvel.

Dal 2006 a oggi Ridley è maturato enormemente, ma non ha dimenticato la sua passione per il fumetto. Così, per Vertigo, è uscito questa settimana il primo numero di una nuova miniserie da sei: The American Way: Those Above and Those Below. Ai disegni, purtroppo ritroviamo Jeanty, che non ha sicuramente avuto la stessa esplosiva maturazione di Ridley e negli ultimi anni si è fatto notare soprattutto per le nuove stagioni a fumetti di Buffy The Vampire Slayer.

Nonostante gli inchiostri di Danny Miki, che migliorano l’esito complessivo, non mancano tavole con volti assai poco convincenti. Inoltre è piuttosto chiaro che le qualità di Ridley come regista non si trasmettono al fumetto, dove la composizione delle immagini e il montaggio delle vignette risultano piuttosto banali. Un limite formale quest’ultimo che azzoppava anche la miniserie originale, dove alle altissime ambizioni non corrispondeva uno storytelling altrettanto curato né sufficientemente denso.

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Una splash page dalla prima miniserie di The American Way

La prima miniserie di The American Way, infatti, era un ennesimo tentativo di decostruire il mito del supereroe da una prospettiva piuttosto originale per almeno due motivi. Il primo era che i supereroi non solo venivano creati dal governo ma anche controllati dai loro uomini delle pubbliche relazioni, con tanto di scontri con criminali altrettanto fasulli che avevano il puro scopo di propagandare la grandezza americana in piena guerra fredda. Il secondo era l’effetto esplosivo dell’inserimento di un supereroe nero negli stessi anni della Baia dei Porci e dei movimenti contro la segregazione e per i pari diritti, con il risultato che gli eroi del Sud, scoperto di avere un nero tra loro, si scindevano in un gruppo a parte a difesa di valori che sfociavano nel razzismo.

A tutto questo Ridley aggiungeva alcuni dei temi più tipici del fumetto di supereroi, con il machiavellico villain Hellbent, con una eroina che sembrava avere davvero qualcosa di divino e con un altro eroe che stava sviluppando poteri analoghi a quelli di Superman e forse incontrollabili. Alcune di queste sottotrame finivano per non andare molto lontano, così come dei molti supereroi presenti pochi erano adeguatamente sviluppati, rimanendo figure di sfondo appena funzionali a una trama dedicata soprattutto a New American, l’eroe nero al centro della vicenda. The American Way rimaneva comunque un prodotto interessante per le idee messe in campo e la prospettiva militante, ma non certo al livello di Watchmen né di opere derivate come The Golden Age di Robinson che ne costituivano il modello implicito.

american way john ridley vertigo

La copertina del primo numero di The american way: Those Above and Those Below.

La nuova miniserie appena iniziata sembra avere le idee più chiare, a partire dalla netta riduzione del cast dei personaggi e senza più la sovrastruttura propagandistica, una perdita quest’ultima che rischia però di impoverire il sequel cui manca per ora un aggancio altrettanto forte.

Dieci anni dopo i fatti della miniserie precedente, Jason Fisher, una volta noto come New American, è una sorta di eroe solitario, che combatte un altro vigilante nero dedito ad ammazzare spacciatori e trafficanti di droga. Questo lo mette in una posizione controversa, perché agli occhi di molti neri sembra schierato dalla parte della polizia, per lo più bianca, e dunque con la repressione. A essere diventata invece una radicale che agisce persino piazzando bombe è Amber, l’eroina più pura della miniserie precedente che qui però è anche vittima della droga e dunque meno efficiente nel controllare i suoi campi di forza. Il suo movimento viene avvicinato dalla vendicativa Nikki Lau, figlia di un finto supercriminale della prima miniserie il cui suicidio lei attribuisce, non senza ottime ragioni, al governo. C’è infine Missy, che si è ritirata come eroina e a cui viene proposto di prendere il posto in politica del marito nello stato di Mississippi, con il partito Repubblicano e quindi dalla parte dei conservatori contro le istanze più libertarie e radicali degli anni Settanta.

american way john ridley vertigo

Questo primo numero poggia i pezzi sulla scacchiera, ma in fondo è poco più di un prologo, ed è difficile dire come Ridley voglia procedere e se riprenderà altri elementi in sospeso dalla serie originale. Di certo questa volta l’autore è più interessato ai propri personaggi, tutti e tre infatti risultano sfaccettati e immediatamente posti di fronte a scelte difficili. Considerato poi quanto è cresciuto Ridley in altri campi è impossibile non dargli fiducia, anche se i disegni di Jeanty rimangono un limite difficile da superare.

Bonus: Calexit

calexit

In un futuro prossimo la California ha votato la secessione dal governo federale degli States, che però non l’ha presa affatto bene e cerca di riannettere a forza il territorio. In tutto questo c’è una particolare ragazza militante, cui un losco burocrate dai capelli viola e dagli atteggiamenti da psicopatico dà la caccia, insieme a truppe armate fino ai denti. Nella vicenda finisce coinvolto un “corriere”, che si occupa di consegnare pacchi di qualunque tipo a patto che non siano armi.

Più che una distopia, Calexit, pubblicato da Black Mask, è una satira scritta con un gusto piuttosto brillante e molto attuale, con battute che vanno da Trump alla confusione di Capitan America riguardo il fascismo (un riferimento a Secret Empire), il tutto da una prospettiva politica che lascia ben poco spazio alle sfumature. Ne risulta una lettura piuttosto densa per lo scenario immaginato nel dettaglio e divertente nel tono, anche se non certo profonda, dove il principale problema sono i disegni di Amancay Nahuelpan.

CalExit black mask

Nella sua precedente serie, Clandestino, sempre per Black Mask, Nahuelpan scriveva e disegnava, dunque era in pieno controllo dello storytelling e compensava i propri limiti figurativi con una straordinaria energia nelle invenzioni narrative e compositive. Cosa che qui invece non riesce a fare, incastrato da una sceneggiatura molto verbosa, in cui testi e disegni non si aiutano a vicenda.

Decisamente un peccato, anche perché l’albo è arricchito in appendice da tre interviste con una militante di Reclaim Chicago, con la regista Lexi Alexander (nota per Punisher: War Zone oltre che per le sue opere più indie) e con Bill Ayers, l’autore del saggio Demand the Impossible: A Radical Manifesto.

Bonus 2: Last song

last song black mask

Altra serie Black Mask iniziata questa settimana, Last Song è una mini in quattro parti da 60 pagine l’una, dedicata a una immaginaria rock band e disegnata da Sally Cantirino. La sceneggiatrice Holly Interlandi spiega nella postfazione che tutto nasce da un romanzo in quattro capitoli, che aveva scritto diversi anni fa e mai pubblicato, decidendo a un certo punto che sarebbe stato «perfetto per un fumetto in bianco e nero».

Si racconta della formazione di una rock band, che nasce da una coppia di amici molto legati, uno dei quali decide di avere una vita diversa da quella del padre morto suicida. Si vedono in lui già i semi dell’autodistruzione ed è abbastanza facile immaginare alcuni sviluppi futuri, così come il tema del genio dannato non è particolarmente brillante. L’amicizia al centro di tutto però è ben raccontata, con dialoghi sinceri e scene credibili, così come l’impianto grafico non underground ma neppure troppo elegante ben si presta a una storia acerba di rock. Insomma niente di originale, ma svolto con una certa grazia e una genuinità non così comune nel mainstream americano.

last song black mask

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Radar. 8 fumetti da non perdere usciti questa settimana

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Planetary Deluxe vol. 1 (RW-Lion). Tra i più influenti fumetti americani del nuovo millennio, Planetary è un viaggio meta-narrativo intorno al mondo e all’interno della cultura popolare del Novecento, attraverso le vicende avventurose e di stampo fantascientifico di Elijah Snow (un metaumano nato il primo gennaio del 1900) e dei suoi compagni Jakita Wagner e Drummer. Insieme a The Authority, questa serie (che sarà riproposta integralmente in tre volumi) rivelò in modo definitivo la bravura dello sceneggiatore britannico Warren Ellis e del disegnatore John Cassaday.

planetary lion comics

Speciale le Storie #4 – Lavennder (Bonelli). Il primo fumetto di Giacomo Bevilacqua, l’autore di A Panda piace, per Sergio Bonelli Editore. È un horror che racconta le vicende di una giovane coppia in vacanza su un’isola deserta. Davide Scagni, sulle nostre pagine, ne ha parlato molto bene.

Arabo del futuro vol. 2 (Rizzoli Lizard). Torna, con il secondo capitolo, l’opera autobiografica del francese Riad Sattouf, bestseller in patria, che unisce riflessione politica e splendida analisi generazionale su un mondo che cambia. Prosegue il racconto dell’infanzia del piccolo Riad nella Libia di Gheddafi e nella Siria di Hafez al-Assad. Al seguito di un padre, professore di Storia e ossessionato dalla politica panarabista, Sattouf racconta la sua educazione a contatto con il culto dei dittatori arabi e della dura vita nella provincia siriana.

L’età della convivenza vol. 2 (J-Pop). Secondo volume (di tre) di un grande classico del gekiga firmato Kazuo Kamimura, che in Italia abbiamo imparato ad apprezzare grazie alle recenti edizioni J-Pop di opere come Lady Snowblood e Una gru infreddolità. «Pubblicato originariamente nei primi anni Settanta sulla rivista Weekly Manga ActionL’età della convivenza consacrò Kamimura, rendendolo la voce di un’intera generazione», scrive Tonio Troiani nella recensione del primo volume. «Il manga racconta di una coppia di giovani innamorati, Kyōko e Jirō, la cui decisione di convivere senza sposarsi diventò un elemento di identificazione per i giovani lettori della rivista. Le vicende dei due amanti diventano un riflesso dell’emancipazione delle nuove generazioni da secoli di tradizioni e abitudini che il contatto con l’Occidente sta lentamente dissolvendo. Kamimura è attento a come il costume si evolve e a quelle zone di ristagno e di resistenza (anche e soprattutto emotiva) in cui si sedimentano passato e tradizione.» Un grande recupero, tra le nostre letture estive preferite.

Dragonero #50 – La vendetta e Speciale Dragonero n. 4 (Bonelli). Dragonero taglia il ragguardevole traguardo dei 50 numeri e festeggia con un albo speciale interamente a colori, scritto da Stefano Vietti, disegnato da Francesco Rizzato e colorato da Giada Marchisio e Paolo Francescutto. Inoltre, esce anche lo speciale annuale, sempre a colori, scritto da Luca Enoch e disegnato da un Alessandro Bignamini in gran forma, come si può vedere dalle pagine in anteprima sul sito dell’editore. Entrambi gli albi potrebbero essere un buon punto di partenza per avvicinarsi alla serie.

Killing Stalking vol. 1 (J-Pop). Arriva in Italia, con quello che l’editore annuncia come la prima raccolta cartacea a livello internazionale, questo titolo coreano originariamente pubblicato online. Realizzato dall’autrice Koogi, racconta di un incontro casuale tra due ragazzi che dà vita a un rapporto ossessivo in cui i ruoli di vittima e carnefice si confondono. J-Pop lo presenta come «un racconto capace di unire le atmosfere claustrofobiche di “Misery non deve morire” a elementi psicologici e thriller, con sfumature yaoi». Qui ci sono le prime pagine in anteprima.

Dall’estero:

darrow pencil art Lead Poisoning

Lead Poisoning: The Pencil Art of Geof Darrow (Dark Horse). Non un fumetto, ma un artbook, che comunque merita una menzione. Si tratta di una raccolta di disegni a matita di Geof Darrow, disegnatore dall’incredibile talento, ben noto per le sue illustrazioni dettagliatissime, meticolose e piene zeppe di particolari. Tra i suoi fumetti ricordiamo Shaolin Cowboy e i lavori sui testi di Frank Miller: Hard Boiled e Big Guy and Rusty the Boy Robot. Da sfogliare e risfogliare anche solo per rifarsi gli occhi. Qui alcune pagine in anteprima.

Leggi anche: I fumetti che leggeremo questa estate 2017

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Lo scaffale di Pierz

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Per la rubrica “Lo scaffale di…”, a commentarci le sue letture più recenti, questa settimana ospitiamo Luca “Pierz” Piersantelli, autore della serie comica Ravioli Uéstern.

Rat-Man, di Leo Ortolani (Panini Comics)

Ratman100
Perché le collezioni complete le vendi meglio su eBay. In realtà, quest’ultima saga finale non l’ho ancora iniziata: aspetto di averla intera per godermela. Nei primi tempi, un po’ ho odiato queste parentesi “seriose” di Rat-Man, anzi, mi rompevano proprio le palle. Volevo un fumetto umoristico che fosse umoristico e basta. Poi ho capito che il vero problema che avevo con queste saghe era la divisione in uscite bimestrali. Passava troppo tempo, perdevo il ritmo e il senso. Rilette complete le ho rivalutate.

Preacher, di Gath Ennis e Steve Dillon (RW Lion)

preacher

Perché la serie tv mi ha fatto così tanto schifo, che ho dovuto rileggermi l’opera originale per ricordarmi quanto fosse perfetta in tutto. Poi, con la recente scomparsa di Dillon, ho deciso di ri-rileggermi di nuovo l’intera saga, dando più attenzione ai disegni. Brutti, eh, sempre le stesse facce, sfondi abbozzati, anatomie sempliciotte. Ma che storytelling, madonnina santa! Preacher, dato in mano ad un disegnatore “figo”, sarebbe stato un fumettino carino ma dimenticabile. Dillon era l’artista giusto, nel posto giusto, al momento giusto.

Il Nao di Brown, di Glyn Dillon (Bao Publishing)

Perché le storie migliori hanno pochi fronzoli. Non è recente, ma mi è capitato in mano adesso per motivi parentali ovvi (l’autore è il fratello del Dillon di cui sopra). Ci ho messo parecchio prima di convincermi ad aprirlo anche perché, dalle recensioni, mi era sembrato un fumetto di propaganda della religione buddhista (e la chiamo appunto “religione”, per far venire la bava alla bocca a quelli che “raauhrgghaghgh è una fiosofia!!!!11!11”). In realtà è un fumetto onesto e delicato, spietato e umano. Niente zuccherini new-age post-coloniali smoscia-palle.

Storie bibliche a fumetti, di Aa.Vv. (dal sito dei Testimoni di Geova)

testimoniGeova

Perché?!

I Am a Hero, di Kengo Hanazawa (GP Manga)

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Perché ho appena visto il film tratto da questo fumetto. Mi ha divertito parecchio, la storia di un nerd che combatte contro gli zombie ed è impacciato. E in più, il manga, nella prima parte descrive il reale lavoro del mangaka in Giappone negli aspetti che non conoscevo e neanche immaginavo. Essendo pur sempre un horror zombie di quelli che mo’ basta, si capisce da subito che l’ambientazione stra-usata è solo un pretesto per raccontare altro. C’è del fine meta-fumetto.

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“Vizio di forma” di Francesco Guarnaccia: Denti Gialli

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Seconda puntata di Vizio di forma, nuova serie a fumetti di Francesco Guarnaccia, ogni mese su Fumettologica. La premessa: cosa accadrebbe se un qualsiasi episodio della nostra quotidiana ordinarietà – dal bere un caffè al giocare a calcio – fosse scompaginato da un piccolo dettaglio che non torna? In questa puntata: e se lavarsi i denti creasse dipendenza?

 

viziodiforma2

 

Francesco Guarnaccia, classe 1994, vive e lavora a Pisa. Fa parte del collettivo Mammaiuto con cui ha pubblicato il webcomic From here to eternity (poi raccolto in volume da Shockdom) e Cavalier inservente (ora in corso di serializzazione online). Nel 2015 ha ricevuto una menzione speciale al premio Gran Guinigi di Lucca Comics & Games. Nel 2016 ha vinto il premio “Nuove Strade” ai premi Micheluzzi del Napoli Comicon. Nel 2017 ha ricevuto il premio Lorenzo Bartoli all’Arf!, riconoscimento che va ai giovani talenti e istituito in memoria dello scrittore scomparso nel 2014. Ha pubblicato su LinusInternazionale e altre realtà dell’autoproduzione italiana. Il suo sito web è www.francescoguarnaccia.com.

Leggi tutti gli episodi di Vizio di forma

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Radar. 8 fumetti da non perdere usciti questa settimana

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Martin Mystère Speciale n. 34 (Sergio Bonelli Editore). Nuovo speciale estivo del Detective dell’Impossibile, double face come da tradizione degli ultimi anni. Da una parte ci si interroga sulla vita e sul destino, con tre storie alternative – i cosiddetti “what if” – che rivisitano tre importanti “punti di svolta” nella storia del personaggio; girando l’albo, invece, è possibile leggere il Martin Mystere presenta, che propone Storie di prima dell’Euro, quattro fumetti pensati per il 15° compleanno della moneta europea.

martin mystere speciale 34 bonelli

Tesori Made in Italy n. 3 (Panini Comics). Con il terzo volume, la collana Tesori Made in Italy continua a raccogliere le più belle storie di Giorgio Cavazzano, giusto in tempo per festeggiare i suoi 50 anni carriera in Disney, che cadranno ad agosto.

Cinema Purgatorio n. 2 (Panini Comics). Il secondo numero dell’antologico di Alan Moore, che propone un racconto a fumetti dello scrittore di Watchmen realizzata in collaborazione con Kevin O’Neill e altri fumetti di autori come Garth Ennis, Kieron Gillen e Max Brooks. Per farvi un’idea, se non avete letto il primo numero ma siete comunque curiosi, Andrea Fornasiero ne ha parlato qui, mentre Paolo Interdonato ne ha parlato qui.

Jessica Jones – The Pulse Vol. 1 (Panini Comics). Ideale prosecuzione di Alias, The Pulse era stata pensata per concentrarsi su un cast corale, formato dalla redazione dell’omonimo magazine fittizio sui supereroi, nella cui redazione trovavano posto Ben Urich e Jessica Jones. Con il passare del tempo, però, fu proprio quest’ultima a diventare l’elemento centrale della serie, non a caso sceneggiata dal suo creatore, Brian Michael Bendis (con i disegni di Mark Bagley). The Pulse è una serie più leggera e supereroistica di Alias, ma altrettanto interessante per il modo moderno in cui guarda ai supereroi.

Michel Vaillant nuove serie n. 6 – Ribellione (Nona Arte). Si scaldano i motori per questa nuova storia di Michel Vaillant, in cui la sua famiglia e i suoi amici sono in lutto per la morte di Jean-Pierre. Al funerale ci sono tre generazioni di Vaillant ad assistere alla sepoltura del “Pilota senza volto”, dirigente della società di famiglia diventata ormai una multinazionale. La Vaillante è allo sbando. Per fortuna l’ingegno di Patrick e le sue innovazioni tecnologiche permetteranno alla casa di partecipare ancora una volta alle 24 Ore di Le Mans. La salvezza della famiglia è di nuovo, come al solito, nelle mani e nel volante di Michel Vaillant. Qui ci sono un po’ di pagine di anteprima.

In occasione di quest’albo, a giugno la Vaillante ha di nuovo preso parte alla 24 Ore anche nella realtà. Le auto della Rébellion Racing hanno infatti vestito i colori della scuderia inventata da Jean Graton, portando addirittura un’auto al 3° posto… che però poi è stata squalificata per una modifica non autorizzata alla carrozzeria. Probabilmente un sabotaggio dei Texas Drivers…

Splatter (Editoriale Cosmo). Quella di Splatter fu un’esperienza importante del fumetto italiano degli anni Novanta, che culminò con un’interrogazione parlamentare atta a far chiudere una rivista dell’orrore sulle cui pagine erano passati autori come Attilio Micheluzzi e Bruno Brindisi. Di recente, la rivista è rinata, con firme più attuali come Sergio Ponchione, Alessandro Bilotta, Onofrio Catacchio e molti altri. Con questo volume (in bianco e nero e in formato bonelliano), Editoriale Cosmo porta in edicola un mix delle due esperienze, con una selezione di storie vecchie e nuove.

La terra di Tanabata n. 4 (Goen). Si conclude il seinen fantastico di Hitoshi Iwaaki. Essendo una serie breve, è una buona occasione per recuperarla, nel caso abbiate apprezzato gli altri manga dell’autore, tra cui ci sono i notevoli L’ospite indesiderato e Historie.

Dall’estero:

songy of paradise gary panter

Songy of Paradise (Fantagraphics Books). Torna Gary Panter, il più grande esponente del movimento “art-comics”, con un volume che reinterpreta la storia di Gesù tentato da Satana così come l’aveva raccontata il poeta inglese John Milton nel Paradiso riconquistato. A Gesù Panter sostituisce un personaggio di fantasia, Songy, così come aveva fatto col suo Jimbo, che attraversava Inferno, Purgatorio e Paradiso come un novello Dante psichedelico. Un lavoro visionario, tra ricerca e approccio naïf.

L'articolo Radar. 8 fumetti da non perdere usciti questa settimana sembra essere il primo su Fumettologica.

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