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Nello studio di Sophia Martineck

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Siamo entrati nello studio della fumettista e illustratrice tedesca Sophia Martineck, che questa primavera debutta con il suo primo graphic novel pubblicato in Italia, Hansel e Gretel (della collana Canicola dedicata ai bambini, di cui vi abbiamo parlato in una intervista), mentre già la si era vista con una storia breve sull’antologico Canicola Germania.

A che progetti stai lavorando attualmente?

Al momento sto lavorando alle illustrazioni per un libro per conto di un editore tedesco in uscita nell’estate.

sophia martineck tavoli 1

Quali sono gli strumenti che usi per disegnare?

Disegno con matita su carta e poi scasiono i disegni per colorarli digitalmente. Quindi gli originali sono in bianco e nero, il che mi aiuta molto nel riflettere sulla composizione e sui contrasti.

sophia martineck tavoli 2

Hai qualche abitudine prima di metterti a disegnare?

No, non ho abitudini da rispettare prima di mettermi al lavoro. La cosa migliore è iniziare subito facendo sketch. È il massimo. Se penso troppo, ho problemi ha ingranare. Quindi la cosa migliore da fare è afferrare un impulso spontaneo e seguirlo. Una routine ce l’ho, ma durante il lavoro. Ascolto molto gli audio libri, questa è la mia abitudine.

sophia martineck tavoli 3

Ci sono libri o fumetti che devono essere a portata di mano mentre disegni?

Sì, ho una grande passione per i lavori di Edward Bawden. Quindi talvolta do uno sguardo al volume Edward Bawden and His Circle. Anche L.S. Lowry mi è di grande ispirazione. Ho un libro di suoi dipinti. Lui dipingeva la classe operaia britannica e le città dell’Inghilterra settentrionale degli anni Trenta, Quaranta e Cinquanta. Apprezzo anche le incisioni di Utagawa Hiroshige e Maekawa Senpan.

sophia martineck tavoli 4

Nello studio tieni un oggetto a cui sei particolarmente affezionata?

Lavoro su un piccolo tavolo da cucina comprato in un negozio di mobili usati anni fa. Il tavolo ha un piccolo cassetto in cui tengo i miei strumenti di lavoro. A volte mi piace pensare che quando mi ritrovo bloccata con un progetto, posso sempre aprire il cassetto e tirarne fuori un’idea. A parte questo, ho bisogno di avere uno studio vuoto, con spazio per pensare. Mi piace l’atmosfera del mio studio, persino il muro di fronte a me è vuoto, e questo mi aiuta a riflettere.

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La buffa super-sordità di “Supersorda!”, di Cece Bell

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Supersorda! non è un fumetto ridicolo, non è un graphic novel che parla di fraintendimenti o di circostanze in cui si prende “Roma per toma”. Però fa ridere. Come può fare un graphic memoir in cui un’autrice – l’americana Cece Bell – racconta particolari della sua infanzia e della scoperta di un “superpotere” alquanto particolare: la sordità.

supersorda

Ebbene sì. El Deafo, recentemente tradotto in Italia da Piemme con il titolo Supersorda!, dovrebbe semplicemente essere la storia di un handicap e di una malattia, di una bambina che perde l’udito in tenera età e che deve imparare a convivere con la sua difficoltà di capire il mondo circostante e cercare non solo di cavarsela, ma anche di riuscire a costruirsi e mantenere le sue amicizie. Vista in questi termini, la questione sembra alquanto drammatica (e di fatto, lo è). Tuttavia, nonostante questo lavoro di Graphic Medicine parli di tutto ciò, definirlo come la storia di un disagio fisico sarebbe davvero riduttivo. Di fatto, e in modo del tutto particolare, Supersorda! è anche una storia di supereroi (!).

“Supersorda” infatti è l’alter ego immaginario (che si concretizzerà sempre di più nel corso dei capitoli) della piccola Cece Bell, creato per rispondere con fantasia e coraggio a una realtà disagevole, ma nella quale si può fare ancora molto per sé stessi e per gli altri; proprio come in ogni buona storia di “supereroi con super-problemi”.

Supersorda

Cece Bell è un’autrice di libri per bambini e illustratrice che, nel corso degli ultimi dieci anni, ha pubblicato diversi volumi. Quello che ha detto di amare di più è Bee-Wigged (Candlewick Press, 2008), ma senza ombra di dubbio è proprio con Supersorda che ha ottenuto il suo maggiore successo. La stampa ne ha scritto spesso con toni entusiastici, dal New York Times al Guardian, dal Washington Post a Slate. Secondo l’influente School Library Journal, “Supersorda è sul punto di stabilire un nuovo standard per ciò che un libro di graphic memoir per bambini dovrebbe essere. Infinitamente intelligente. E innegabilmente divertente”. Un apprezzamento che ha guadagnato all’autrice due premi di primaria importanza, come un Newbery Honor Award (assegnato dalla American Library Association) e un Eisner Award, nella categoria Migliore pubblicazione per bambini di età 8/12 anni.

Fase 1 del supereroe: Cosa mi sta succedendo?!?

supersorda

All’età di quattro anni, viene diagnosticata a Cece la sordità. Il suo mondo cambia. Le sue relazioni con sé stessa e con gli altri cambiano, così come le sue abitudini di vita. Tuttavia, anche se perso quasi del tutto l’udito, Cece, ispirandosi ai suoi eroi preferiti – e in particolare a un certo Uomo Pipistrello – impara ad affidarsi a stupefacenti gadget e ad tecnologiche apparecchiature di supporto … acustiche! (come il Phonic Ear) per poter sentire e comprendere persone e cose attorno a lei (dettagli rappresentati graficamente in modo molto variegato, attraverso balloon e onomatopee vivaci e originali).

Supersorda

Cece scopre così che questi congegni le conferiscono una sorta di super-udito, che le consente di sentire cose inudibili a tutti gli altri. Preso atto di questa sua caratteristica e del suo valore interiore, la piccola Cece decide di trasformarsi nella supereroina Supersorda!

Fase 2 del supereroe: I miei poteri sono una maledizione!

Nei suoi aneddoti d’infanzia, Cece Bell racconta che riconoscersi fantasticamente ‘diversi’ dagli altri comporta spesso l’inconveniente di essere soli. Soprattutto se si è portatori di una fragilità fisica con la quale fare i conti tutti i giorni, che impedisce di capire gli altri e di farsi trattare “normalmente” da essi. Ciononostante, l’autrice stessa dice che ci possono essere anche degli aspetti positivi in questo, come ad esempio “spegnere l’audio” al mondo quando diventa fastidioso, oppure divertirsi a indagare sulle abitudini della maestra a scuola quando esce fuori dall’aula…

Supersorda

La scelta che la piccola e sorda Cece dovrà affrontare nelle difficoltà è, naturalmente, una grande sfida: isolarsi nella “Bolla della solitudine” (un vero e proprio riferimento alla “Fortezza della solitudine” di Superman) oppure lanciarsi e rischiare anche di fare gaffes. Specialmente con gli amici, o con le prime cotte!

Fase 3 del supereroe: I miei poteri sono un dono da condividere!

Cece aka Supersorda dovrà imparare a trasformare le proprie insicurezze, il proprio imbarazzo e lo svantaggio fisico in una risorsa. Dapprima per sé stessa; poi anche per le persone attorno a lei. Supersorda, la “sordona ascoltatrice segreta” potrebbe quindi diventare invece un “ascoltatore per tutti”.

Riguardo alle sue relazioni sociali, inoltre, Cece si rivela poi in cerca di un partner per Supersorda, come una sorta di Robin per Batman: sente che le amicizie sincere sono necessarie per sconfiggere i super-cattivi che ostacolano la felicità sua e dell’intero quartiere!

Supersorda

A livello di narrazione, questa opera di Graphic Medicine tratta il tema della sordità con leggerezza e realismo, auto-ironia e umorismo. Cece Bell, inoltre, disegna le sue memorie riguardo a quel forte cambiamento nella sua infanzia, rappresentando se stessa e gli altri personaggi sotto forma di conigli: animali dalle orecchie sempre visibili (soprattutto se porti un apparecchio acustico!) e grandi, dall’udito sopraffino. Metafora che mette in evidenza costantemente la sua preoccupazione di essere etichettata come palesemente “diversa”.

Il premio ottenuto nel 2015 dalla ALA (American Library Association), l’autorevole Newbery Honor Award, è andato a Supersorda! anche come testimonianza del prezioso valore sociale di questo graphic novel. Un aspetto ben visibile in rete, grazie ai molti genitori che testimoniano (si vedano i video su Youtube e su cecebell.com) insieme ai loro figli come questo fumetto aiuti a trattare un tema sensibile e spesso difficile con serenità, coscienza e aspirazione. Un eccellente mix, insomma, tra Graphic Medicine, fumetti di supereroi e narrativa per ragazzi.

Supersorda

Per capire come sia potuta accadere questa rara alchimia, vi basterà leggerlo: Supersorda! non è semplicemente la storia di una persona affetta da sordità, bensì un racconto di come sia possibile riconoscersi “super” ed “eroici” nel proprio quotidiano, anche immersi nelle proprie debolezze. È una storia che parla di diversità, di differenze… e di come sia possibile qualificarle. Anche giocando e scherzandoci sopra. Una testimonianza tangibile di come non siano necessarie solamente le orecchie per poter sentire il mondo che ci circonda.

Supersorda!
di Cece Bell
traduzione di Elena Orlandi
Piemme, 2017
256 pp., colori
14,00 euro

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Gli eventi e le mostre della settimana [03-05-2017]

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Quali saranno gli appuntamenti più interessanti, questa settimana, nel mondo del fumetto (e dintorni)? Ecco i nostri consigli.

profeziadellarmadilloartistedition

Storie di ordinaria tortura, a fumetti // Bari // 3 maggio

A partire dalle 15, Andrea Antonazzo e Elena Guidolin presenteranno il loro libro I segni addosso (BeccoGiallo) in compagnia di Checchino Antonini, moderati da Paola Caputo.

Dipartimento di giurisprudenza, Bari

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Tutto il male del mondo // Bologna // 3 maggio

In occasione della giornata internazionale della libertà di stampa, gli autori Marino Neri e Pietro Scarnera dialogano con le giornaliste Laura Cappon e Basma Mostafa.

Urban Center, Biblioteca Salaborsa, Bologna

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Autoproduzioni Fighissime Anderground // Milano // 5 – 7 maggio

Torna per la seconda edizione il festival dedicato a fumetto, illustrazione e e tutto quello che è il meglio della produzione undeground, con la partecipazione di oltre 140 espositori.

Leoncavallo, via Antoine Watteau 7, Milano

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Presentazione di Escabar // Bologna // 5 maggio

Dalle 19.30, Giuseppe Palumbo presenterà il suo nuovo fumetto Escobar (Mondadori Oscar Ink), realizzato insieme a Guido Piccoli.

Vanilia & Comics, Via del Pratello 100, Bologna

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Cotonfioc Festival 2017 // Genova // 6 – 7 maggio

Gossypium Ass. Culturale presenta Cotonfioc Festival, il primo festival genovese che si pone come obiettivo la trasversalità artistica, spaziando dall’arte contemporanea, passando per il mondo della micro-editoria e dell’illustrazione, per giungere al vivace mondo della musica.

Ex Mercato Corso Sardegna 16100 Genova

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GULP! Santarcangelo del Fumetto // Santarcangelo di Romagna (RN) // 6 -7 maggio

Una nuova fiera dedicata al fumetto, con ospiti tra gli altri Sergio Tisselli, Stefano Babini e Mabel Morri.

Palazzo della ex Biblioteca Comunale, via Felice Cavallotti 3, Santarcangelo di Romagna (RN)

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Star Wars Day // Milano // 7 maggio

Una giornata in compagnia dei personaggi di Star Wars, con una piccola mostra di caschi, props e costumi che riproducono perfettamente quelli usati sui set.

WOW Spazio Fumetto, Viale Campania 12, Milano

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Incontro con Zerocalcare // Bologna // 9 maggio

Dalle 15 alle 19, Zerocalcare incontrerà i lettori e presenterà La profezia dell’armadillo – Artist Edition.

Mondadori Megastore, Via D’Azeglio 34/a, Bologna

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Proiezione di Ho conosciuto Magnus // Imola (BO)// 9 maggio

Dalle 21, terzo appuntamento della rassegna Doc in Tour, con la proiezione del documentario Ho conosciuto Magnus di Paolo Fiore Angelini. Ingresso libero.

Centro Giovanile Cà Vaina, Viale Saffi 50/B, Imola (BO)

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Il ritorno di Hellboy, Youngblood, Guardiani della Galassia e Freccia Nera

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Tutti i mercoledì negli Stati Uniti vengono pubblicate decine di albi a fumetti. Ogni Maledetta Settimana è la rubrica che tutti i venerdì, come un osservatorio permanente, racconta uno (o più) di questi comic book.

hellboy into the silent sea

È passato quasi un anno dalla conclusione di Hellboy in Hell e sebbene la sua storia sia “ultimata” il personaggio ritorna in un graphic novel disegnato da Gary Gianni, sceneggiato insieme a Mike Mignola e colorato, ovviamente, da Dave Stewart. È uscito questa settimana con il titolo Hellboy: The Silent Sea e si situa in quella sorta di buco temporale in cui Hellboy era sparito per un certo periodo, dopo un incontro quasi fatale con le sirene.

La collocazione cronologica però poco importa, basti sapere che il protagonista è naufrago in mare e viene raccolto da una nave, non una qualunque però: è subito chiaro che il capitano e il suo equipaggio appartengono a un’altra era, probabilmente al diciannovesimo secolo. Così, tra citazioni di Melville (immancabile la battuta “chiamatemi Ismaele”) Thomas Haynes Bayly e Samuel Taylor Coleridge, in epigrafe e chiusura con la sua celebre The Rime of the Ancient Mariner, si dipana un horror marinaresco dall’intreccio pressoché elementare.

hellboy into the silent sea

Come del resto è tipico di molte storie di Hellboy, a partire da quelle dello stesso Mignola, la narrazione è quasi solo un pretesto per i disegni e Gary Gianni che fa un lavoro minuzioso nel rendere i dettagli della nave, così come delle creature mostruose che appariranno. Il suo tratto sottile evoca le illustrazioni in bianco e nero dei classici della letteratura e non è distante in certe scene da P. Craig Russell o Brian Talbot. Nelle figure umane, però, la qualità diventa piuttosto altalenante e non tutte le tavole sono allo stesso livello. Un peccato, visto che non c’era alcuna fretta di pubblicare il graphic novel, che al netto di tutto è lungo solo 48 pagine.

guardiani galassia

Bonus: In coincidenza con l’arrivo del nuovo film si è concluso il ciclo di Bendis (piuttosto vacuo anche se accompagnato da buoni disegni) e ora si riparte con All-New Guardians of the Galaxy di Gerry Duggan e Aaron Kuder per i colori di Ive Svorcina.

all-new guardiani galassia

Siamo sempre lontanissimi dalle atmosfere di Abnett e Lanning, che hanno rilanciato i personaggi: ci troviamo piuttosto dalle parti della banda di reietti, sempre pronti a battibeccare, che popola anche i film. Tanto più che Groot è ridotto alle dimensioni di piantina, anche se le ragioni sono diverse da quelle date nella saga cinematografica e saranno sviluppate nel procedere della serie. Diverso è anche Drax, che in storie recenti ha abbracciato una dottrina pacifista, mentre Gamora ha i propri intrighi personali e un patto con il Gran Maestro, che ha commissionato ai Guardiani una non proprio eroica rapina.

Tra mondi alieni, enormi pesci spaziali, collezioni sterminate e fantastiche, Kuder ha di che divertirsi, inoltre il suo tratto si è alleggerito e rende bene anche la recitazione – spesso comica – dei personaggi. Una partenza più positiva di quanto ci si potesse aspettare.

black bolt

Bonus 2: Sceneggiato dallo scrittore di fantascienza Saladin Ahmed e disegnato e colorato da Christian Ward (Ody-C), Black Bolt parte da un’idea forte nella sua semplicità. Il protagonista è rinchiuso una prigione dove intendeva mandare il fratello e nessuno sa che si trova qui, inoltre la sua bocca è bloccata e non può scatenare il suo potere. Farà incontri piuttosto surreali e si batterà con avversari che, per ora inspiegabilmente, risultano assai più potenti di lui.

black bolt

Poco prima del finale arriva un grosso colpo di scena, che oltretutto non viene usato banalmente come cliffhanger, visto che le conseguenze sono sorprendenti e promettono una prosecuzione intrigante. I disegni di Ward non sono sempre un bel vedere nel loro uso del digitale, ma di certo hanno personalità da vendere e creano la giusta atmosfera di claustrofobia e spaesamento.

youngblood

Bonus 3: Chad Bowers ai testi (X-Men ‘92), Jim Towe ai disegni e Juan Manuel Rodríguez ai colori rilanciano Youngblood, la storica serie di Rob Liefeld, che disegna e scrive la prima parte (pochissime inguardabili pagine) di un racconto d’appendice. Anche il team grafico principale non è comunque un granché e Bowers, che parte da nuovi giovani eroi per reintrodurre gli Youngblood, se la prende comoda. Insomma, le vere e proprie premesse della serie non sono ancora chiare. Ciò nonostante Liefeld non manca i metterci dentro viaggi temporali e le consuete profezie dal futuro, che del resto lo caratterizzano dalla creazione di Cable…

swordquest atari

Bonus 4: Curioso caso di meta-fumetto ispirato a un meta-gioco: Swordquest infatti era una serie di videogiochi per Atari 2600, basati sui quattro elementi che costituivano anche una sfida nel mondo reale, con tanto di premi preziosi (e molto kitsch: calici ingioiellati, corone e, ovviamente, una spada). Paralleli ai giochi e parte integrante della sfida ludica furono anche i fumetti di Earthworld, Fireworld e Waterworld, firmati per altro da Roy Thomas, Gerry Conway, George Pérez e Dick Giordano. Il progetto rimase però incompiuto, Airworld non fu mai pubblicato, né come gioco né come fumetto, e la Sword of Ultimate Sorcery non fu mai assegnata, anche se la leggenda vuole che l’oggetto sia stato realizzato davvero.

swordquest atari

Proprio a questo si riferisce la nuova serie Dynamite Swordquest, dove un uomo ormai cresciuto e con i giorni contati per via di un tumore, decide di riunire gli amici con cui da bambino aveva affrontato la sfida, per ottenere finalmente la spada. Come? Preferiamo non svelarlo, come non vogliamo rivelare il sottotitolo della serie perché sarebbe davvero un peccato. Anche qui lo sceneggiatore è Chad Bowers, insieme al suo coautore di X-Men ’92 Chris Sims, mentre disegni e colori sono di Ghostwriter K, ossia Scott Kowalchuk. Questo numero 0, a differenza della ripartenza di Youngblood, è però molto denso di fatti e informazioni, inoltre vanta tavole ben costruite, che giocano ovviamente con i riferimenti videoludici e guardano al David Aja di Hawkeye, pur con un tratto meno aggraziato. Imprescindibile per i collezionisti, ma godibile e divertente anche per i lettori che non hanno alcuna memoria dei giochi di Swordquest e ne hanno una molto vaga dei videogame di quell’era.

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Radar. 14 fumetti da non perdere usciti questa settimana

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Maria pianse sui piedi di Gesù (Bao Publishing). È il nuovo fumetto di Chester Brown – uno dei più importanti autori del fumetto alternativo nordamericano contemporaneo –, che torna sei anni dopo la pubblicazione di Io le Pago (Coconino Press). Qui racconta nove storie della Bibbia, da Caino e Abele alla parabola del Figliol Prodigo, e il risultato è una lettura non convenzionale del testo sacro sui temi della prostituzione e dell’obbedienza. Il tutto disegnato nel solito stile pulito, essenziale e rigoroso al quale l’autore ci ha abituato, corredato inoltre per 90 pagine di annotazioni, altro aspetto peculiare dei suoi lavori. Qui ci sono le prime 20 pagine da sfogliare.

chester brown maria pianse ai piedi di gesu bao

Karnak (Panini Comics). La mini di Warren Ellis sull’inumano Karnak, che, come raccontava Andrea Fornasiero sulle nostre pagine, «lo scrittore inglese reinventa come un filosofo dal realismo speculativo venato di nichilismo, dichiaratamente ispirato alle idee di Peter Sjostedt-H e Eugene Thacker, rendendolo così intrinsecamente diverso dagli altri eroi Marvel legati alle arti marziali e molto più inquietante per il suo disinteresse verso la vita». Disegni stupendi di Gerardo Zaffino, figlio di Jorge, che purtroppo non realizza tutti i numeri, cedendo il testimone a Roland Boschi, che non è male ma non è Zaffino.

L’imbattibile Squirrel Girl batte l’universo Marvel (Panini Comics). Il volume, realizzato da Ryan North e Erica Henderson – lo stesso team creativo che si sta occupando della nuova gestione del personaggio –, è un ironico ed evidente richiamo a controversi one-shot fuori continuity come Il Punitore uccide l’universo Marvel di Garth Ennis e Doug Braithwaite e Deadpool uccide l’universo Marvel di Cullen Bunn e Dalibor Talajic, titoli che non lasciano alcun spazio all’immaginazione. In questo volume Squirrel Girl dovrà vedersela con… se stessa! Infatti, un suo clone creato da uno scienziato pazzo metterà seriamente in crisi l’intero universo Marvel.

Pantera Nera vol. 2 (Panini Comics). Dopo il buon successo di critica ottenuto dal primo volume (QUI la nostra recensione), la serie di Pantera Nera sceneggiata dal romanziere, giornalista e attivista afroamericano Ta-Nehisi Coates ritorna con il secondo volume, e questa volta ad affiancare ai disegni Brian Stelfreeze troviamo anche Chris Sprouse, che aveva collaborato anni fa con Alan Moore per Supreme e Tom Strong. Grazie anche alla presenza di Sprouse, le atmosfere diventano più supereroistiche, pur all’interno del solito schema narrativo da thriller internazionale incentrato su problematiche sociali e politiche.

Vuzz – L’integrale (Magic Press). Magic Press continua a proporre le opere del visionario fumettista francese Philippe Druillet. Dopo Lone Sloane, SalambòYragaël, tutti pubblicati a stretto giro, tocca ora alle bizzare storie di Vuzz, il personaggio che dà il nome a questa nuova edizione integrale. Vuzz è un guerriero con ben poche pretese: gli piace battersi, mangiare e fare l’amore. Il suo è un mondo in rovina, popolato da zombi, conigli giganti e stregoni con inclinazioni particolari (tutte cose utili, quando si è in cerca di avventura). QUI una storia completa in anteprima.

Gli esuberati (Editoriale Cosmo). La prima e ultima edizione italiana di questo volume risale al 2000, quando venne pubblicato da Feltrinelli. Ora, dopo 17 anni, Cosmo lo ripropone al pubblico italiano. Scelta coraggiosa, visto che le opere di Tardi – vero gigante del fumetto europeo – dalle nostre parti sembrano sempre uscire ed essere recepite con un po’ di fatica. Qui di spendibile c’è anche il nome dello sceneggiatore, quel Daniel Pennac che di certo non ha bisogno di presentazioni particolari e che all’epoca era considerato uno dei principali romanzieri contemporanei, grazie alla saga libraria di Malaussène. In Francia infatti il fumetto ebbe un gran successo (si parla di 200.000 copie vendute). È una sorta di giallo sulle contraddizioni del mondo contemporaneo, ancora attuale dopo quasi vent’anni. Il prezzo non è proprio contenuto (19,90 euro per 80 pagine circa di fumetto), ma è un tassello importante del lavoro imprescindibile di Tardi (anche se qui è a colori).

Malloy – Gabelliere Spaziale (Panini Comics). Il nuovo fumetto di Marco Taddei e Simone Angelini, gli autori di Anubi, quella piccola sorpresa finita nella nostra top 10 dei graphic novel del 2015. Malloy è presentato come una storia di fantascienza avventurosa, il cui protagonista – un uomo pelato, pieno di cicatrici, vestito alla moda – è un esattore delle tasse nello spazio. Il fumetto inizia così, e Taddei e Angelini ce lo raccontavano in un’intervista già lo scorso anno.

Rat-Man Colletion n. 120 (Panini Comics). Continua la saga finale di Rat-Man. O meglio, la saga finale di Rat-Man Collection, prima che il personaggio di Leo Ortolani si dedichi a progetti speciali come C’è spazio per tutti, il fumetto che sarà lanciato nello spazio. In questo nuovo albo, invece, gli eroi si preparano alla battaglia finale contro l’Ombra, mentre il protagonista contiua a vivere nel passato. Per tutte le informazioni sulla saga, potete leggere i nostri recap.

Storia di cani (Editoriale Cosmo). Pubblicata nei primi anni Novanta sulla compianta rivista Nero di Granata Press e poi ripubblicata pochi anni dopo in volume dalla stessa casa editrice, Storia di cani è una delle (purtroppo) poche prove nel fumetto di Giuseppe Ferrandino (qui in collaborazione con il disegnatore Giancarlo Caracuzzo) oltre ad alcuni segnanti racconti di Dylan Dog dello stesso periodo. Un noir crudo e asciutto come di rado se ne sono visti in Italia, sparito da librerie e fumetterie per anni e ora di nuovo disponibile grazie a Cosmo.

Cyanide & Happiness vol. 1 (Edizioni BD). Vero e proprio fenomeno virale del web ben prima di Facebook (la cui pagina ha ben oltre 12 milioni di like), questa striscia pubblicata online dal 2004 e disegnata malissimo viene proposta in Italia per la prima volta in volume cartaceo. Dissacrante, sboccata, contro tutti e tutto. Decisamente politically incorrect. Va letta anche solo per provare a capirne il successo.

La sposa yemenita (Becco Giallo). Un resoconto della reporter Laura Silvia Battaglia sullo Yemen, illustrato da Paola Cannatella. Il libro racconta un paese culturalmente lontano, senza l’ostacolo di pregiudizi o barriere. QUI le prime pagine in anteprima.

Anna Magnani (Becco Giallo). Come da tradizione BeccoGiallo, Anna Magnani è una biografia a fumetti dell’ omonima attrice italiana, protagonista del cinema neorealista e interprete di film come Roma città aperta e Mamma Roma. Questo graphic novel segna il debutto di due giovani e promettenti autrici, Rachele Morris e Marcella Onzo, che hanno optato per uno stile narrativo e grafico delicato e minimale. Sia il segno che i testi sono particolarmente misurati, dai toni poetici. Un debutto per due autrici da tenere d’occhio, entrambe presenti a Napoli allo stand dell’editore per la presentazione del libro. Qui l’anteprima del libro.

Mooned (Shockdom). Shockdom prosegue la riproposta dei volumi autoprodotti dal collettivo Mammaiuto, e stavolta è il turno di Mooned di Lorenzo Palloni, un titolo che ha rappresentato uno dei passi più importanti realizzati dal collettivo negli ultimi anni. Il volume raccoglie tutte le storie della serie, un bizzarro e surreale esperimento di racconto di fantascienza che vede un astronauta bloccato su un asteroide. L’edizione di Shockdom presenta la storia in un formato più accessibile rispetto a quello precedente (decisamente particolare).

Dall’estero:

vives Une Sœur
Une soeur (Casterman). Bastien Vivès torna ai temi e alle atmosfere che lo hanno lanciato come enfant prodige del fumetto francese. Siamo in estate e seguiamo le vicende di due fratelli in vacanza coi propri genitori. Il loro soggiorno verrà scosso dall’arrivo inaspettato di un’amica, che ha da poco perso il bambino che aspettava, e da sua figlia. Questo pretesto servirà a Vivés per raccontare una storia di crescita, mettendo i giovani protagonisti al centro della narrazione.

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Sunday Page: Andy Schmidt

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*English text

Ogni settimana su Sunday Page un autore o un critico ci spiega una tavola a cui è particolarmente legato o che lo ha colpito per motivi tecnici, artistici o emotivi. Le coversazioni possono divagare nelle acque aperte del fumetto, ma parte tutto dalla stessa domanda: «Se ora ti chiedessi di indicare una pagina che ami di un fumetto, quale sceglieresti e perché?».

Onnipresente editor Marvel negli anni Duemila, Andy Schmidt è la persona che dovete ringraziare se vi è piaciuto Guardiani della galassia e il suo recente sequel. Schmidt nel 2007 rivitalizzò il gruppo con una serie che dimostrò il potenziale dei personaggi (Evil Monkey ne scrisse a suo tempo qui). Dopo aver lavorato come editor su Civil War, Secret War e New Avengers, Schmidt ha lasciato la Marvel, scrivendo e curando serie per IDW e Boom! Studios, per poi fondare la scuola di fumetto Comics Experience.

new gods

Allora, questa è la primissima pagina di New Gods #1 scritto e disegnato da Jack Kirby. Non penso che niente abbia mai echeggiato in me tanto quanto questa pagina – su così tanti livelli diversi.

La mia esitazione nel scegliere la pagina era data dal fatto che 1: Kirby potrebbe sembrare una scelta ovvia e stereotipata e 2: è una splash page e ci sono così tante belle pagine che fanno uso della giustapposizione delle immagini, ma questa pagina è rimasta nella mia mente come nessun’altra. E ha significato cose diverse in diversi tempi della mia vita.

Cosa la rende così importante per te?

Quello che è interessante è come riesce a colpirmi sempre. Quando ero giovane e ho visto per la prima volta questa pagina, dovevo avere dieci anni o giù di lì, non avevo idea del contesto che ci stava attorno nella vita vera, o in quella di Kirby, o come si rapportava ai suoi lavori precedenti. In realtà, ero completamente inconsapevole dell’importanza di Jack Kirby. Mi sento quasi in imbarazzo a dirlo in qualità di professionista dell’industria fumettistica, ma bisogna pur imparare ogni tanto, no?

Da ragazzino, iniziare un fumetto con quella che era chiaramente la fine di una guerra feroce ed epica e dire, a me lettore, che l’apocalisse si era appena compiuta, mi pareva l’idea più affascinante con cui mi fossi scontrato. E poi aggiungere che le vecchie divinità erano morte e non sarebbero tornate… Che cosa?! Era fosse ed entusiasmante. La storia mi aveva già catturato. Diamine, a quel punto non servivano nemmeno le immagini, quel brandello di testo era bastato. E sapevo che sarei rimasto.

Quella pagina continuò a ricoprire una certa importanza perché, all’epoca, gli arretrati erano difficili da reperire. E io dovevo sapere come continuava la storia. Mi ci vollero dei mesi, forse più di un anno, in quanto ragazzino che viveva a St. Louis, Missouri, per rintracciare gli altri numeri di New Gods. Fu quando ci riuscii che la pagina acquisì un nuovo significato ai miei occhi.

New Gods durò undici numeri. Successivamente uscì un dodicesimo albo e un graphic novel autoconclusivo, entrambi realizzati da Kirby. Ma all’epoca, New Gods #11, l’ultimo numero, non concludeva granché le trame. Per questo quell’incredibile prima pagina non soltanto era stata la mia introduzione all’opera più creativa che avessi mai visto ma adesso era anche diventata l’esempio del mio primo amore perduto. Quando dico che amavo New Gods, lo intendo davvero. Lo divoravo. E scoprire che non c’era un vero finale – nessuna risoluzione – ma che semplicemente svaniva via… Mi spezzò il cuore, come un amico che si trasferiva senza dire niente o salutare e un bel giorno scopri che non vive più lì. Scoprii più tardi che fu straziante anche per Kirby.

Gli anni passarono e mi capitava di rileggere New Gods ogni due o tre anni, immaginando dove Kirby avrebbe potuto condurli. E dove sarebbero finiti se fosse stato in grado di continuare la serie. Ecco che la pagina assunse un nuovo significato ancora, rappresentando tutto che “sarebbe potuto essere” nel mondo e nella fiction. Mi insegnò che la creatività produce altra creatività. La pagina diventò una fonte d’ispirazione. Se non mi sentivo creative abbastanza, prendevo il fumetto, passavo sopra questa pagina, e mi ricordavo che l’ispirazione sarebbe tornata e che il mondo era un posto pieno di creatività. E che anche il mondo successivo lo sarebbe stato.

Quando poi iniziai a lavorare come editor, imparai un sacco di cose sulla vita di Kirby. Soprattutto grazie al fatto che, lavorando alla Marvel, molto del materiale pubblicato si basava sui suoi lavori. Ma la Marvel rappresentava la mia seconda esperienza lavorativa con una grande compagnia e io stavo cercando di capire cosa significasse. Iniziai a fare ricerche e a parlare con gli autori delle loro carriere. E questo mi condusse a capire il lavoro di Kirby e la frustrazione che lo portò a passare alla DC. Quando Kirby, sfinito, lasciò la Marvel e il fumetto di Thor su cui lavorava, e passò a lavorare alla DC questa pagina fu la prima che realizzò. Finì una cosa e ne cominciò un’altra con una splash page. Non puoi guardare questa pagina e leggere il testo e pensare che non stesse facendo una dichiarazione forte sul suo lavoro e sul rapporto con la Marvel.

E questa è un’ennesima epifania. Rappresenta la meraviglia, il crepacuore, l’ispirazione e ora la realtà del mondo lavorativo. La realtà dell’America corporativa. Ora, il mio periodo alla Marvel non ha niente a che vedere con quello di Kirby. Mi sono divertito alla Marvel. Ma una cosa che abbiamo in comune, credo, è stata la comprensione di cos’è il business, l’ingordigia dell’America corporativista. E sapevo che non avrei potuto lavorare per loro a lungo prima che quelle stesse idee mi influenzassero. Non è una cosa che vale solo per la Marvel, vale per ogni business che è quotata in borsa (questa è tutta un’altra storia). Questa consapevolezza e il vederlo riflesso su di me tramite uno degli artisti più potenti di sempre mi avvicinò tantissimo al lavoro di Kirby, se non a Kirby stesso.

Cosa ti piace di Kirby?

Da ragazzo, il disegno di Kirby non mi piaceva granché. Era squadrato e strano e non mi attirava. E in base a chi lo inchiostrava a volte i personaggi assomigliavano più a robot che a umani. Ma studiando l’arte della narrazione sequenziale, la mia mente si aprì e capii perché il suo lavoro era così lodato. Finalmente fui in grado di vedere che cosa c’era sotto. Le dinamiche, la chiarezza cristallina della narrazione, l’entusiasmo, e la quantità di storia che poteva veicolare con un gesto o un’immagine sola. E, di nuovo, tornai su questa pagina. Nessun’altra pagina nel fumetti si è avvicinata a significare così tanto per me.

Non posso esprimere quanto questa splash page, la sua immagine e il suo messaggio, riescano a trasmettere entusiasmo, meraviglia e tristezza. Ma ci riesce, lo fa in superficie, anche solo quello che mostra l’immagine e dice il testo. E poi lo fa ancora perché porta in così tanti punti diversi della mia vita e queste rivelazioni importanti sul mio lavoro. E poi ancora quando penso alla carriera eccitante, inusuale e a volte triste. Mi colpisce su così tanti livelli in una volta sola.

Non avessi mai letto New Gods #1, avrei avuto una mancanza nella mia vita. E suppongo che sia il modo contrario di dire che aver visto questa pagina, averla letta ed esserci ritornato negli anni ha arricchito la mia vita. O forse ancora è un modo contorto per dire che avrei voluto incontrare Kirby per dirgli «Grazie signor Kirby. Mi innamoro del suo lavoro ogni volta che lo leggo come fosse la prima. Buona giornata».

*English version in the next page.

 

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Nello studio di Rita Petruccioli

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Siamo entrati nello studio di Rita Petruccioli, fumettista e illustratrice romana, che nell’intervista ci racconterà i suoi progetti futuri, mostrandoci il suo luogo di lavoro. Le fotografie sono di Giulia Tanferna.

petruccioli tavoli 1
Quali sono i progetti a cui stai lavorando attualmente?

In questo momento sto lavorando alle ultime tavole di Frantumi, il fumetto scritto da Giovanni Masi e che uscirà a brevissimo per Bao Publishing. Ora son quasi tutta concentrata nello sforzo finale, però tra una tavola e l’altra faccio anche altro: curo i bozzetti per un nuovo libro illustrato più qualche altra illustrazione spot. Diciamo che negli ultimi due anni non ho più avuto il “lusso” di lavorare ad una sola cosa alla volta e ormai mi sto abituando a gestire in contemporanea più progetti.

petruccioli tavoli 2

Quali sono gli strumenti che usi per disegnare?

Lavoro principalmente al computer, con Photosop e utilizzo una Cintiq 22HD. Il formato grande della tavoletta mi permette di avere la gestualità che mi piace. In generale mi trovo male su fogli di dimensioni piccole per cui anche quando lavoro su carta, di preferenza utilizzo fogli A3. Ho due scrivanie, una su cui passo la maggior parte del tempo su cui sono installati  computer e tavoletta grafica, e una sulla quale faccio bozzetti, scrivo e disegno su carta. Fino a qualche tempo fa disegnavo solo a pastello, ora invece mi piace moltissimo utilizzare i color Brush della Pentel. Il grigio soprattutto.

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Hai qualche abitudine prima di metterti a disegnare?

Mmm no, niente di particolare. Nei periodi particolarmente stressati tengo una candela accesa accanto per farmi compagnia.

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Ci sono libri o fumetti che devono essere a portata di mano mentre disegni?

Fumetti no, quelli li leggo nelle pause. Mi aiuto più che altro con libri di storia dell’arte o cataloghi tecnici. Ce n’è uno sull’illustrazione Art Nouveau che tengo sempre a portata di mano, perché quando mi incastro e non so come risolvere una composizione, mi basta sfogliarlo per trovare spunti utilissimi.

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Hai un oggetto in studio a cui sei particolarmente affezionata?

Sì un pupazzetto di Helmer l’elefante, il personaggio del famoso libro illustrato. Un regalo che mi fu fatto quando studiavo illustrazione a Parigi e che mi ha seguito in ogni trasloco insieme ai miei fumetti e libri illustrati.

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Gli eventi e le mostre della settimana [10-05-2017]

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Quali saranno gli appuntamenti più interessanti, questa settimana, nel mondo del fumetto (e dintorni)? Ecco i nostri consigli.

olefest1

Cronotipo, immagini da un tempo fluttuante // Roma // 11 maggio – 6 giugno

Una grande mostra personale dedicata a Bambi Kramer, artista con occasionali esperienze nel fumetto (per esempio nel volume La rabbia di Einaudi).

Tricromia, Via della Barchetta 13, Roma

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Presentazione di Le cicatrici tra i miei denti // Siracura // 11 maggio

Dalle 19, Gianluca Costantini presenterà il suo nuovo libro Le cicatrici tra i miei denti (NdA Press) all’interno del Sabir Siracusa Festival.

Piazza dei Mergulensi, Siracusa

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OLÉ Festival – oltre l’editoria // Bologna // 12 – 14 maggio

Una tre giorni dedicata ad autoproduzioni, editoria indipendente, workshop, mostre, incontri e musica, con mostre dedicate a Silvia Rocchi, Elena Guidolin ed Elena Pagliani; la presentazione dell’antologia La rabbia (Einaudi) con il curatore Valerio Bindi e l’incontro “Milano-Taranto, storia di due isole” con Elena Mistrello, Mattia Moro e la redazione di Graphic News. Sarà inoltre condotta una tavola rotonda sull’autoproduzione, la creazione di appositi canali e la distribuzione su piccola o grande scala, con autori come Silvia Rocchi e Marta Baroni, organizzatori di festival come Ivan Manuppelli (AFA) e Federico Fabbri (Bordafest), Eris edizioni per gli editori e il nostro Valerio Stivè. A QUESTO LINK il programma completo e i dettagli sulla manifestazione.

Xm24, Via Fioravanti 24, Bologna

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Smack! // Genova // 13 – 14 maggio

Fiera dedicata a fumetto, cosplay e giochi, con Ivo Milazzo come ospite principale.

Stadium Area Fiumara, Genova

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Incontro con Bruno Bozzetto // Milano // 13 maggio

A partire dalle 16, Bruno Bozzetto incontrerà i lettori in occasione della mostra dedicata ai 60 anni de Il Giorno dei Ragazzi.

WOW Spazio Fumetto, Viale Campania 12, Milano

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Lancio Crisma #2 // Roma // 13 maggio

Dalle 18, presentazione del secondo numero della rivista Crisma, la raccolta annuale di storie a fumetti autoprodotta da Lab. Aquattro e dal Csa La Torre.

Csa La Torre, Via Bertero 13, Roma

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Scarabocchi a Milano // Milano // 14 maggio

Lo spettacolo teatrale tratto dagli Scarabocchi di Maicol&Mirco fa tappa a Milano, dalle 18.

Santeria Social Club, Viale Toscana 31, Milano

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Cerea! Festa del fumetto e del libro illustrato // Torino // 14 maggio

Dalle 13 alle 24, un manifestazione dedicata al fumetto e all’illustrazione, con ospiti come Sergio Ponchione, Lorena Canottiere, Andrea Ferraris, Lucia Biagi e molti altri.

Cecchipoint HUB Multiculturale, Via Antonio Cecchi 17, Torino

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Dampyr Vs Satie, Alessio Fortunato e Sebastiano Vilella a confronto // Martina Franca (TA) // 14 maggio

A partire dalle 20, Alessio Fortunato (Dampyr) e Sebastiano Vilella (L’armadio di Satie) si incontreranno per parlare di due modi diversi di fare fumetto.

Manufacta, Via Orfanelli 7, Casa Cappellari, Martina Franca

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Festival del Fumetto // Lecce // 15 – 16 maggio

Organizzato da LINK Lecce – Coordinamento Universitario e Università del Salento, in collaborazione con LeA- Liberamente e Apertamente, Zei Spazio Sociale e La Nuova Ferramenta Arci, la prima edizione del Festival del Fumetto leccese avrà come ospiti Alessandro Baronciani e Dr. Pira.

Varie location di Lecce

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“Cannibal”, un horror ambientato tra le paludi della Florida

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Tutti i mercoledì negli Stati Uniti vengono pubblicate decine di albi a fumetti. Ogni Maledetta Settimana è la rubrica che tutti i venerdì, come un osservatorio permanente, racconta uno (o più) di questi comic book.

cannibal image comics

Ideata da Jennifer Young che la sceneggia insieme a Brian Buccellato, qui anche colorista, Cannibal è una serie horror Image ambientata tra le paludi della Florida, in uno di quei paesini dove si conoscono tutti e tutti diffidano degli stranieri. Il prologo della vicenda, riassunto in un testo nella pagina d’apertura, spiega il perché: nel 1994, in seguito a un uragano che ha devastato il Sud Est degli States, antichissimi moscerini sono emersi dalla loro ibernazione e hanno iniziato a diffondere una nuova febbre gialla. Per contrastarla il governo ha prodotto in fretta un farmaco, i cui effetti sono stati però peggiori della cura e hanno dato origine a un virus che trasforma chi ne è affetto in cannibale.

cannibal image comics

Persone che possono passare del tutto inosservate, e che vivono la loro condizione spesso con molti sensi di colpa, ma che se non si nutrono di carne umana entrano in una sorta di violenta astinenza dopo circa tre giorni. Nel paesino della Florida dove la vicenda ha luogo sembra non siano mai arrivati, ma la storia si apre proprio con un cameriere sbranato da un altro uomo sul retro del locale della famiglia Hansen, composta dai fratelli Cash e Grady e dal loro massiccio padre. I misteri iniziano presto a moltiplicarsi con la sparizione della ragazza di Cash, con l’arrivo di un amico di famiglia che sembra nascondere qualcosa, con ulteriori aggressioni cannibaliche e il diffondersi del virus, oltre che con diversi colpi di scena. Il tutto è sceneggiato con cura, sia nella prosa tipicamente del Sud, sia nella struttura narrativa. Soprattutto però la serie è davvero ben disegnata da Matías Bergara, che ha nel curriculum poco più che qualche episodio del fumetto di Sons of Anarchy.

cannibal image comics

Le atmosfere da horror con i relativi giochi di ombre, la varietà dell’ambientazione tra interni in legno e aree boschive, le inquadrature ricercate ma mai gratuite né eccessive e uno storytelling che regala ottime sequenze, fanno di Cannibal una serie notevole. Oltretutto la sua realizzazione procede piuttosto spedita: il primo arco di quattro episodi si era concluso a gennaio, ma già ora è ripartita con il secondo ciclo di storie, aperto da una lunga, disperata e granguignolesca sequenza muta, a riprova che Bergara ha tutt’altro che finito le energie. Sue anche le copertine, dove il disegno è all’interno di una ovale come fosse parte di un’etichetta di whiskey, ovviamente “southern original”.

grand passion dynamite

Bonus: Si è conclusa con il quinto episodio la miniserie Dynamite Grand Passion di James Robinson, per le matite di Tom Feister e i colori di David Curiel, ma l’unica cosa che ne vorremo ricordare sono le copertine di John Cassaday. La storia prometteva anche bene, con un inizio sopra le righe dove scatta un colpo di fulmine tra una ladra scatenata e un poliziotto depresso, seguito da un montaggio alternato delle vicende dei due, complicate dal fatto che lei deve uccidere lui per vendicare il suo partner nelle rapine. Già al terzo episodio la decompressione prende però la mano e i personaggi passano l’intero numero a letto, il quarto lo trascorrono assediati e il quinto è poco più di una breve sparatoria, disegnata con grandi vignette solo per riempire le tavole. Oltretutto a Feister non è bastato nemmeno lavorare vistosamente di fretta e alcune pagine sono realizzate da Dennis Calero e altre da Andrea Mutti, entrambi con il proprio stile, molto diverso da quello di Feister. Una conclusione davvero misera.

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Bonus 2: È iniziata Regression la nuova serie horror per la Image scritta da Cullen Bunn, disegnata da Danny Luckert e colorata da Marie Enger. Il disegno è molto pulito e con pochi sfondi, ma svolge dignitosamente la narrazione e soprattutto riesce nell’intento principale della serie: disgustare il lettore con una moltitudine di insetti, che appaiono al protagonista affetto da orribili allucinazioni. Un’amica lo convincerà a ricorrere a un ipnotista, che risale alle memorie forse di una sua vita precedente. Il finale svela, naturalmente, che il pericolo è però molto più concreto di una semplice fantasia.

rocket 1 marvel comics

Bonus 3: Rocket è la nuova serie a solo di Rocket Raccoon dei Guardiani della Galassia, convinto da una lontra fatale a compiere una rapina per lei, insieme a una colorita banda di criminali viaggiatori nel tempo. Al Ewing ne fa una heist story che gioca con gli stereotipi e spinge sul pedale della bizzarria, inevitabile con un simile protagonista. I disegni di Adam Gorham e i colori di Michael Garland sono però poca cosa e per quanto l’esito sia pure divertente, non è certo memorabile. La Marvel insomma, oltre ad avere problemi con i disegnatori, lancia troppe serie per garantire una qualità grafica soddisfacente a tutte.

bug dc comics allred

Bonus 4: Nuova arrivata della linea DC Comics Young Animal, Bug! The Adventures of Forager riprende un personaggio minore creato da Jack Kirby e lo fa calare in situazioni assurde e surreali, nel puro stile di Michael Allred, instancabile artista qui coadiuvato dai familiari Lee e Laura. Nonostante i suoi molti altri impegni (disegna pure Art Ops e Silver Surfer) Allred non delude mai ed è anche stavolta un vulcano di trovate folli e nonsense, che probabilmente non avranno mai una spiegazione e vanno comunque bene così. Del resto il tema della serie è proprio l’assoluta libertà tanto di rifiutare le convenzioni quanto di abbracciarle, come appunto fa la serie dove l’eroe si trova, più o meno casualmente, a salvare il mondo.

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Radar. 9 fumetti da non perdere usciti questa settimana

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L’uomo senza talento (Canicola Edizioni). Giunge finalmente in Italia una delle opere più importanti della storia del fumetto giapponese, vero e proprio caposaldo del filone gekiga (assieme alle opere di Yoshihiro Tatsumi, Seiichi Hayashi e Tadao Tsuge). A trent’anni dal ritiro dalle scene dell’autore (fratello maggiore di Tadao Tsuge) e nell’ottantesimo anno dalla sua nascita, Canicola edizioni porta in Italia un libro che ha segnato la storia del manga “d’autore” e non soltanto, riscoperto e particolarmente apprezzato dalla critica europea sin dalla sua traduzione francese nel 2004. QUI ci sono le prime pagine del volume da leggere.

L'uomo Senza Talento Yoshiharu Tsufe

La ballata di Halo Jones (Editoriale Cosmo). Tra i fumetti del primo periodo inglese di Alan Moore, Halo Jones fu pubblicata sulla storica rivista di fantascienza 2000AD a partire dal 1984 e disegnata da Ian Gibson. La storia ha per protagonista una ragazzina di diciotto anni (la Halo Jones del titolo), che fugge dal proprio luogo di nascita per scoprire l’universo e si imbatte in svariate avventure. La saga fu pubblicata in Italia per la prima volta nel 2008 da Magic Press e ora torna a disposizione per Editoriale Cosmo, che ha già annunciato anche D.R. & Quinch – opera di Moore dello stesso periodo – per giugno.

Residenza Arcadia (Bao Publishing). Daniel Cuello (argentino di nascita ma italiano d’adozione) firma il suo primo graphic novel, ambientato in un condominio popolato di anziani in cui vecchie dinamiche si ripetono quasi all’infinito, in un misto di toni da commedia e drammatici, mentre sui personaggi aleggia una dittatura militare. QUI una nutrita anteprima.

The Private Eye (Bao Publishing). Pubblicato originariamente online sul portale PanelsyndacateThe Private Eye è un hard boiled fantascientifico ideato da Brian K. Vaughan (SagaPaper Girls) e e Marcos Martin (Daredevil). La storia è ambientata in un futuro post-apocalittico nel quale Internet non esiste più, in seguito all’esplosione di un cloud, e pubblico e privato non hanno più distinzione. Al centro delle vicende, un paparazzo senza licenza che si chiama proprio “Private Eye” (ovvero “investigatore privato). QUI trovate la recensione di Daniele Croci.

Avengers – Il Tempo Finisce (Panini Comics). Con questo volume da libreria e fumetteria, Panini ristampa la saga finale della run di Jonathan Hickman sugli Avengers. Ci aspettiamo tanta avventura, idee brillanti e situazioni fantascientifiche old school, nell’ormai classico stile dello sceneggiatore di uno dei più importanti cicli dei Fantastici Quattro degli ultimi decenni.

The Squirrel Machine (Eris Edizioni). Un graphic novel dalle tinte gotiche e dall’approccio introspettivo e criptico. Hans Rickheit è un giovane autore underground americano particolarmente prolifico ma finora inedito in Italia (QUI via abbiamo mostrato il suo studio), con un segno deciso e incisivo in The Squirrel Machine racconta la storia di due fratelli impegnati in pratiche insolite e perverse (come la costruzione di curiosi strumenti musicali usando carcasse di animali), una storia tanto profonda quanto inquietante, che sa insinuarsi nel lettore lentamente, fino a toccarlo in angoli reconditi dell’animo. QUI le prime pagine in anteprima.

Jonathan n. 1 (Gazzetta dello Sport). Uno dei più importanti fumetti realizzati in carriera da Cosey, autore svizzero vincitore del Grand Prix al festival d’Angoulême 2017, finora pubblicato solo parzialmente in Italia. Ora Gazzetta dello Sport, in collaborazione con Nona Arte, lo ripropone in edizione integrale e cronologica in edicola, all’interno della Collana Avventura (a partire dal n. 72 di questa settimana, per un totale di otto uscite). Jonathan è un classico fumetto d’avventura di scuola franco-belga, che narra le vicende e i viaggi del personaggio omonimo, amante dello sci e del motocross, le cui fattezze ricalcano quelle del proprio autore. Le sue storie sono in gran parte ambientate in Asia, India, Nepal e in particolare in Tibet, dove il personaggio si reca con l’intenzione di ritrovare un amore perduto.

Linus n. 5/2017 (Baldini&Castoldi). Il nuovo numero di Linus si presenta con una splendida copertina firmata dal canadese Jesse Jacobs (eccola QUI nella nostra anteprima), che gioca con i personaggi dei Peanuts distorcendoli come fossero alieni mutaforma. Di Jacobs ci sono anche una storia inedita e un’intervista (col nostro Valerio Stivè). Il numero contiene inoltre fumetti e illustrazioni di Dr. Pira, Squaz, Alice Socal e altri. Tra i molti contenuti, nella rubrica da noi curata Nuggets si parla del webcomic Deep Dark Fears di Fran Krause.

La bestia (Sergio Bonelli Editore). Nuovo balenottero Bonelli di quasi 300 pagine, scritto da Bruno Enna e disegnato da Luigi Siniscalchi, che in coppia avevano già realizzato diverse storie per Saguaro. La trama, direttamente dal sito dell’editore:

Sacramento, 1969. L’agente di polizia Bradley East arresta un sospettato durante un controllo di routine, scoprendo ben presto che non si tratta di un semplice ladro d’auto. Da questo momento in poi la sua vita cambia radicalmente, nel bene e nel male. Circa undici anni dopo, la giovane e intraprendente analista dell’FBI Mary Jane Patridge incappa in una serie di delitti inquietanti che conducono proprio a Sacramento e sembrano coinvolgere l’ormai ex agente East. Ha così inizio un gioco perverso e mortale, in cui nessuno è ciò che dice di essere e che conduce inevitabilmente la Bella dentro la buia tana della Bestia.

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Nello studio di Daniel Cuello

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Questa settimana, la rubrica #tavolidadisegno, siamo entrati nello studio di Daniel Cuello, autore di Residenza Arcadia (Bao Publishing) e delle vignette che popolano la sua pagina Facebook, ma anche illustratore dei due volumi Il mio primo dizionario delle Serie TV cult e Il mio secondo dizionario delle Serie TV cult, scritti da Matteo Marino e Claudio Gotti ed editi da Beccogiallo.

daniel cuello

A che progetti stai lavorando attualmente?

Proprio in questi giorni sto seguendo il lancio di Residenza Arcadia (Bao Publishing). Non è la mia prima storia lunga, ma è la prima pubblicata in tutta Italia e non so ancora bene cosa aspettarmi. Con la Bao ho voglia di fare altri libri (ed è una cosa reciproca!), ci sto pensando da ben prima di finire Residenza Arcadia e ho già delle idee strutturate. Parallelamente voglio continuare con le vignette che pubblico online, ultimamente le ho dovute un po’ mettere da parte per via dei vari impegni, ma appena mi fermo un momento vorrei riprendere a farle come si deve. E sto anche pensando di farne una raccolta, in molti mi hanno chiesto di pubblicare su carta i Momenti di vita reale. Vedremo.

daniel cuello

Quali sono gli strumenti che usi per disegnare?

Più o meno nel 2009, sono passato al digitale. All’epoca non avevo idea di come si usasse una tavoletta grafica ed ero parecchio scettico: sui forum (eh sì, all’epoca si usavano ancora i forum) dicevano che nessuna tavoletta grafica avrebbe potuto sostituire la carta. Poi l’ho presa ed è stato subito amore, sai com’è, la tavoletta grafica fa tutto da sola, basta premere un tasto (si capisce il sarcasmo, vero?). Oggi ne ho una vecchiotta, con pezzi di plastica che volano da tutte le parti.

Come dicevo, da dieci anni uso la combo tavoletta grafica + Photoshop. Ho provato altri software ma alla fine sono sempre tornato sul buon vecchio fotoscioppino. Per i bozzetti, invece, niente sostituisce la carta: devono essere veloci, “buttati”. Anche perché spesso disegno bozzetti e butto giù idee mentre sono in giro (bar, autobus, bar, piazza, bar, ecc.).

daniel cuello

Hai qualche abitudine prima di metterti a disegnare?

Dipende da quanto tempo passerò a disegnare. Se prevedo di disegnare per ore, giorni, mesi consecutivi, la prima cosa che faccio e pulire per bene il tavolo da disegno, mettere in ordine scartoffie, spruzzare il puliscitutto e passare ripetutamente lo strofinaccio. Come un maniaco. Poi metto su qualcosa di accompagnamento, ad esempio musica o più probabilmente film/serie TV. Posso “guardare” decine di film consecutivi senza vedere mai le facce dei protagonisti, perché in realtà guardo quello che sto disegnando.

Dopo tutte ‘ste cose inizio a disegnare.

daniel cuello

Ci sono libri o fumetti che devono essere a portata di mano mentre disegni?

Da sempre considero Quino il mio maestro. Più che Mafalda, fin da sempre sono innamorato delle sue strisce senza parole. Ho preso molto da lui e tuttora vado a curiosare tra le soluzioni geniali che trova per far capire movimenti azioni ed espressioni con pochissime linee e spazio.

daniel cuello

Nello studio tieni un oggetto a cui sei particolarmente affezionato?

Direi proprio la mia collezione di colonne sonore. Ascolto le musiche dei film (proprio quelle strumentali, le OST) da quando avevo circa 10 anni. Ne ho di svariati generi: commedie, fantascienza, film romantici, d’azione, drammatici… Uso da sempre le colonne sonore per pensare alle scene che devo disegnare. Quello che dico sempre è che non bisogna mai giudicare le musiche di un film basandosi sul film stesso, spesso film brutti hanno musiche stupende e viceversa. Una di quelle a cui tengo di più è la colonna sonora di X-Files (in totale sono venti ore di musica), tiratura limitata, l’epoca d’oro di Mark Snow, sono cupe, tristi e stranamente rilassanti.

Ora sono in quella drammatica fase in cui devo riuscire ad accettare che i CD prima o poi saranno definitivamente soppiantati dai servizi di streaming audio. Eppure non riesco a non prendere cd fisici, non riesco a smettere!

daniel cuello

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Gli eventi e le mostre della settimana [17-05-2017]

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Quali saranno gli appuntamenti più interessanti, questa settimana, nel mondo del fumetto (e dintorni)? Ecco i nostri consigli.

Gipi salone libro torino

Salone Internazionale del Libro // Torino // 18 – 22 maggio

Torna per la trentesima edizione il Salone Internazionale del Libro di Torino, la più grande fiera italiana dedicata all’editoria, con il manifesto che quest’anno è stato disegnato da Gipi.

Lingotto Fiere, via Nizza 280, Torino

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Renape presenta: Echi di sirene // Bologna // 18 maggio

Il disegnatore Mattia Surroz presenta il suo nuovo progetto dedicato alle sirene con una piccola esposizione. Inaugurazione alle 19 del 18 maggio.

Senape Vivaio Urbano, Via Santa Croce 10/ABC, Bologna

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Presentazione e mostra di Le cicatrici tra i miei denti // Firenze // 19 maggio

All’interno della seconda edizione del Festival di letteratura sociale, Gianluca Costantini presenta il suo nuovo progetto Le cicatrici tra i miei denti (NdA Press).

Lapolveriera Spaziocomune, Via Santa Reparata 12, Firenze

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Presentazione di “Ix B’Alaam” // Milano // 19 maggio

Dalle 18, Andrea Voglino e Stefano Landini presentano l’albo n. 56 delle Storie di Sergio Bonelli Editore da loro realizzato e intitolato “Ix B’Alaam”.

Supergulp Milano, Alzaia Naviglio Grande 54, Milano

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Presentazione di I segni addosso // Taranto // 19 maggio

Dalle 18.30, Andrea Antonazzo presenterà il suo libro I segni addosso (BeccoGiallo) realizzato insieme alla disegnatrice Elena Guidolin. Saranno presenti Piero Angelini di Manuscripta, il festival della letteratura a fumetti di Martina Franca, e Francesco Sansolino, referente di Amnesty International per la Puglia.

Librerie Mandese, viale Liguria 80/82, Taranto

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Inaugurazione mostra Ottanta Nostalgia // Milano // 20 maggio – 1 ottobre

Una mostra dedicata agli anni Ottanta, con giochi, giornali, dischi, manifesti cinematografici, modellini, fumetti, videogames e molto altro. L’inaugurazione è prevista per il 20 maggio alle 15.

WOW Spazio Fumetto, Viale Campania 12, Milano

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Incontro con Lorenzo Mattotti // Padova // 20 maggio

A partire dalle 15.30, Lorenzo Mattotti dialogherà con lo scrittore Silvio Perrella sulla propria carriera e sul suo libro più recente, Ghirlanda (Logos) realizzato insieme a Jerry Kramsky.

Auditorium dell’Orto Botanico, Prato della Valle, Padova

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Presentazione di Mooned // Arezzo // 20 maggio

Dalle 16, Lorenzo Palloni presenterà e autograferà il volume integrale Mooned (Shockdom).

Games Academy Arezzo, Via Guadagnoli 73, Arezzo

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Presentazione di Don Camillo a fumetti // Milano // 20 maggio

Dalle 19.30, Davide Barzi presenterà in anteprima il tredicesimo numero della collana Don Camillo a fumetti (ReNoir).

Nuvole in cantina, via Canaletto 11, Milano

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Presentazione in anteprima di Mercurio Loi // Roma // 22 maggio

Alle 18, Alessandro Bilotta presenterà il suo nuovo personaggio Mercurio Loi in compagnia del disegnatore Matteo Mosca e di Michele Masiero, direttore editoriale di Sergio Bonelli Editore. Per l’occasione, quelli che acquisteranno in Mondadori il volume cartonato che ha ristampato la prima apparizione di Mercurio riceveranno in omaggio una copia di “Roma dei Pazzi”, l’albo n. 1 della serie da edicola, che sarà invece distribuito il giorno successivo.

Mondadori Bookstore, via Appia Nuova 51, Roma

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Pensavo fosse amore // Bologna // 23 maggio

Dalle 19 alle 22, Graphic News presenta Pensavo fosse amore di Alice MIlani, con una mostra delle tavole originali.

Adiacenze, Vicolo Spirito Santo 1/b, Bologna

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Batman / Flash – The Button: uno spiegone che spiega poco (e male)

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ATTENZIONE: QUESTO ARTICOLO CONTIENE SPOILER

Tutti i mercoledì negli Stati Uniti vengono pubblicate decine di albi a fumetti. Ogni Maledetta Settimana è la rubrica che tutti i venerdì, come un osservatorio permanente, racconta uno (o più) di questi comic book.

button batman flash watchmen

Si è concluso questa settimana il crossover The Button, dipanatosi su quattro episodi: due sulla serie Batman e due su The Flash. Si tratta del primo significativo tassello che procede con quanto iniziato sullo speciale Rebirth, uscito ormai oltre un anno e mezzo fa, con la spilla del Comico di Watchmen che finalmente si attiva e lancia Batman e Flash in un’indagine nel flusso temporale, dagli effetti inattesi e drammatici per l’uomo pipistrello. Il tutto però senza fornire alcuna nuova risposta: i personaggi continuano a credere, come gli aveva detto Wally West, che qualcosa di più potente di Darkseid ha rubato anni della loro vita e delle loro memorie per ferirli prima di sferrare il proprio attacco.

Era già chiaro nello speciale Rebirth e lo è ancora di più adesso che tale entità sarebbe il Dr. Manhattan di Watchmen, ma perché mai gli sia presa questa fissazione apparentemente sadica nei confronti dell’universo DC Comics rimane un mistero e continua a lasciare molto perplessi, visto il finale dell’opera di Alan Moore.

button batman flash watchmen

Se non giungono delle risposte, cosa succede dunque in The Button? Innanzitutto accade che la spilla del comico fa riapparire l’arcinemico di Flash, Zoom, nella batcaverna, il tutto in modo però assolutamente gratuito, visto che sarebbe la vicinanza con la maschera dello psico-pirata ad attivare la spilla, Dio solo sa perché. Zoom, nel primo episodio, sceneggiato da Tom King, ha gioco facile dell’uomo pipistrello, ma nel suo delirio di onnipotenza finirà per incontrare qualcuno molto più grande di lui. Flash e Batman cercheranno nel mentre di capire cosa sta succedendo nel flusso temporale grazie al cosmic treadmill di Flash, ossia quella sorta di tapis roulant cosmico che il velocista aveva giurato di non usare più dopo Flashpoint.

Il vero colpo di scena arriva quando i due finiscono in quel che resta della linea temporale in teoria cancellata di Flashpoint, dove Bruce Wayne incontra nientemeno che suo padre. Una situazione capace di scuotere fin nel profondo il personaggio e le sue motivazioni, che però viene risolta frettolosamente e in modo pure poco sensato.

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Il tutto si chiude con il teaser di Doomsday Clock, ossia la storia di Geoff Johns e Gary Frank che uscirà a novembre in cui Superman e il Dr. Manhattan si incontreranno. Secondo quanto spiegato da Johns non si tratterà di un maxi-evento, ma una storia più piccola e autonoma che porrà la parola fine su questo gran pasticcio di continuity. The Button inoltre contiene altri due teaser, del tutto slegati dalla storia, uno sulla Justice Society e l’altro sulla Legione, pagine che nella loro semplicità rischiano di restare più impresse del resto.

Tom King da parte sua ha firmato l’ennesimo numero di combattimento del suo Batman, che stringe i denti e si rialza fino allo stremo come aveva appena fatto con Bane, ma per lo meno lo congegna bene e usa la griglia a nove vignette di Watchmen (che per lui comunque non è certo una novità, visto che l’ha applicata praticamente in tutte le sue serie). Joshua Williamson invece risulta molto verboso nel cercare di spiegare il complesso intrico di continuity e la storia con lui procede a fatica, oltretutto King ha ben pensato di lasciargli il secondo episodio di Batman rendendo The Button del tutto squilibrato: una prima parte d’azione, anche efficace, e poi un infinito spiegone che però spiega poco e non convince nelle sue svolte narrative.

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Ai disegni Jason Fabok su Batman guarda come sempre a Gary Frank e David Finch senza dimostrare alcuna personalità, ma per lo meno nella prima storia, grazie a King, il suo storytelling è efficace. Howard Porter, che non è mai stato un asso, fa un lavoro appena passabile su The Flash, ma niente di più. Sicuramente i rimandi al ritorno della continuity classica faranno piacere ai fan, ma questa è una storia che serve solo a motivare il reboot in corso e quel che racconta, cioè l’incontro tra Batman e suo padre, lo racconta piuttosto male e senza il coraggio di andare fino in fondo.

batman 23 2017 tom king

Bonus: Per via del ritardo di una settimana nella pubblicazione di The Flash, il finale di The Button è uscito in contemporanea al nuovo numero di Batman, che ne ignora del tutto le conseguenze ed è invece una storia autonoma, sicuramente fin qui la migliore di tutta la gestione di Tom King. Aiuta, non poco, che alle matite ci sia il suo sodale Mitch Gerads, con cui ha realizzato Sheriff of Babylon e che lo affiancherà anche nella prossima Mister Miracle. Aiuta pure che la storia sia un incontro tra l’Uomo pipistrello e Swamp Thing, intitolata infatti The Brave and the Mold. Il personaggio, estraneo all’universo di Gotham, porta con sé una ventata d’aria fresca e atmosfere più adulte, quasi da vecchia Vertigo.

batman 23 2017 tom king

La Cosa della palude arriva a Gotham perché qui è stato ucciso suo padre e anche se prende la notizia in modo stoico, perché la sua visione dell’universo è illuminata, decide di partecipare all’indagine. Ovviamente Batman è affascinato dalla reazione di Swamp Thing alla morte del genitore, che è molto diversa da quello che ha passato lui, ma altrettanto naturalmente la storia avrà un colpo di scena. Che ci siano voluti ben 23 numeri perché King scrivesse un episodio di Batman degno di lui è piuttosto deprimente, ma consola vedere che lo sceneggiatore non ha perduto il proprio talento.

dead inside dark horse

Bonus 2: Si è conclusa la miniserie crime in cinque episodi pubblicata da Dark Horse Dead Inside, scritta da John Arcudi, disegnata da Toni Fejzula e colorata da André May. Si tratta di una storia piuttosto originale, dove un’agente incaricata di indagare sui crimini carcerari si trova di fronte un bestione ammazzato da un mingherlino, che subito dopo si è tolto la vita. Nella sua indagine, però, non riceve sostegno né dal suo capo né dal direttore del carcere e quindi inizia a sospettare un complotto, soprattutto quando scopre che l’uomo è stata ammazzato con un colpo di pistola, un’arma cui i detenuti ovviamente non dovrebbero avere accesso.

dead inside dark horse

La vicenda è ricca di false piste e sorprese, che non riveliamo, e arriva a un finale convincente, a parte forse per il coraggio improvviso e quasi incredibile della protagonista, che si rivela un po’ troppo “badass” per dirla come gli americani. Se Arcudi è tra gli autori più interessanti e convincenti del panorama Usa, dove firma da molti anni la splendida BPRD, è certo meno famoso il team artistico, che svolge comunque un lavoro di grande atmosfera, caricando la storia di disperazione e di momenti da body horror che innervano il mistero di ulteriore inquietudine.

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Record d’asta per Fritz the Cat di Robert Crumb

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È stato ceduto dalla casa d’aste americana Heritage Auctions un originale di Robert Crumb che ha stabilito un record di vendita per un originale americano. Si tratta della copertina del 1969 di Fritz the Cat per l’edizione Ballantine del noto gatto antropomorfo creato da Robert Crumb nel 1965.

Fritz the Cat Crumb

La cifra di vendita del pezzo è di 717.000 dollari, che supera ampiamente il record precedente di Incredible Hulk #180 (la prima apparizione di Wolverine), venduto per 657.250. Il record mondiale di cifra sborsata all’asta per un originale di fumetto resta quella di 2.654.400 euro per due pagine di Tintin di Hergé, nel 2014, anno in cui era stata venduta anche una copertina di Tintin per 2,5 milioni di euro.

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Radar. 7 fumetti da non perdere usciti questa settimana

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La trilogia (Coconino Press). Dopo anni di dispersione, tornano finalmente disponibili in un unico, imprescindibile volume le tre principali opere di uno dei maestri – termine abusato, ma mai più calzante in questo caso – del fumetto italiano.

Dal comunicato stampa dell’editore:

Tragicomico e profondo, autore di storie fantastiche e visionarie pervase da un’amarissima vena di satira sociale, ferocemente critico verso il potere e la società dei consumi, Guido Buzzelli (1927-1992) dominò la scena degli anni ’60 e ’70. Lo chiamavano “il Goya del fumetto” e “il Michelangelo dei mostri”. Fu precursore del moderno graphic novel con il lungo racconto La rivolta dei racchi, pubblicato direttamente in volume nel 1967 come “Almanacco di Lucca Comics”. Oggi Buzzelli torna con tre storie in un prestigioso volume deluxe, con un suo dipinto inedito in copertina. Introduzione di Igort.

La trilogia propone i capolavori di un grande autore da riscoprire. La rivolta dei racchi è la cronaca grottesca e tragicomica di una rivoluzione fallita e tradita (nello stesso anno 1967 usciva a puntate su rivista “Una ballata del mare salato” di Hugo Pratt). I labirinti (1970) narra in chiave fantascientifica di un mondo post-catastrofe dove gli scienziati compiono atroci esperimenti. E Zil Zelub (1972), anagramma del cognome di Buzzelli stesso, è la surreale avventura di un uomo qualunque che va letteralmente in pezzi.

Qui un po’ di tavole in anteprima e di seguito la sovracopertina del volume in tutta la sua bellezza.

buzzelli trilogia

Cliccate l’immagine per ingrandire

Oh! – Il libro delle meraviglie (Bao Publishing). Una raccolta di vent’anni di Meraviglie della Natura e della Tecnica, la serie di storie umoristiche (principalmente apparse sulla rivista Totem) realizzate da Leo Ortolani tra il 1994 e il 1995 per spiegare i più curiosi (e inspiegabili) fenomeni della natura e della scienza. Qui potete leggere due storie complete.

Black Monday vol. 1 (Mondadori Oscar Ink). E se tutti i grandi sommovimenti della finanza globale fossero orchestrati da un circolo ristretto di burattinai, tutti Emissari del demonio? È la domanda che si pone Jonathan Hickman (Secret Wars, Fantastici Quattro, Manhattan Project) in questo fumetto Image. Ai disegni c’è Tomm Coker. Qui c’è la nostra puntuale anteprima.

Monstress vol. 1 (Mondadori Oscar Ink). Altro giro, altro fumetto Image Comics tradotto in Italia da Mondadori Oscar Ink. Monstress è una serie ongoing fantasy/steampunk scritta da Marjorie Liu (già autrice di un dimenticabile ciclo di storie su Astonishing X-Men) e disegnata da Sana Takeda.

Dal comunicato stampa dell’editore: “Ambientato in una ucronica e suggestiva società asiatica matriarcale del primo Novecento, “Monstress” combina elementi del genere giapponese “kaiju” (quello dei mostri giganti e potentissimi come Godzilla) con contaminazioni estetiche di sapore steampunk.” Qui un po’ di pagine da sfogliare per farvi un’idea.

Punto di rottura (Edizioni BD). In occasione del 40esimo anniversario della nascita della fondamentale casa editrice francese Les Humanoids, 14 fumettisti si sono riuniti per dare la loro personalissima interpretazione del concetto di ‘punto di rottura’. Il risultato è questo libro, una raccolta di storie scritte e disegnate da autori del calibro di Atsushi Kaneko, Paul Pope, Naoki Urasawa, Eddie Campbell, Frederik Peeters e Bastien Vivès.

Il tocco di Mida (Edizioni BD). Ryan North è lo scrittore delle più recenti storie di Squirrel Girl per Marvel Comics e di gran parte dei fumetti di Adventure Time, per i quali ha vinto anche un premio Eisner. Una sua storia creator-owned (per gli americani Boom! Studios), quindi, rappresenta un piccolo evento su cui puntare l’attenzione.

Poema a fumetti (Mondadori Oscar Ink). Mondadori riedita per l’etichetta Oscar Ink Poema a fumetti di Dino Buzzati, in cui lo scrittore italiano reinterpreta per immagini il mito di Orfeo ed Euridice in chiave erotica e moderna, calandolo nella contemporaneità. Qui un po’ pagine da sfogliare.

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Sunday Page: Roberto Gagnor

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Ogni settimana su Sunday Page un autore o un critico ci spiega una tavola a cui è particolarmente legato o che lo ha colpito per motivi tecnici, artistici o emotivi. Le conversazioni possono divagare nelle acque aperte del fumetto, ma parte tutto dalla stessa domanda: «Se ora ti chiedessi di indicare una pagina che ami di un fumetto, quale sceglieresti e perché?».

Questa domenica ospitiamo Roberto Gagnor, sceneggiatore Topolino. Classe 1977, Gagnor ha lavorato nel campo della pubblicità, della televisione, del cinema e della stampa, scrivendo anche per Il Post. Insegnante di sceneggiatura in varie scuole e istituti, scrive per De Agonisti e Piemme, ma la sua voce in curriculum più consistente è il lavoro per il settimanale Disney, che svolge dal 2003, e che lo ha portato a firmare storie importanti come il ciclo della Storia dell’Arte di Topolino o Topolino e il Surreale Viaggio nel Destino.

spada ghiaccio topolino

Pagina tratta dalla ristampa de “I classici del fumetto di Repubblica – Serie oro”.

Quando me l’hai chiesto ho iniziato un drammatico processo di selezione tra le prime, tipo, venti che mi sono venute in testa. Ho anche accarezzato l’idea di sceglierla con un torneo di scontri diretti: divertente, ma ci avrei messo un giorno e avrei ancora avuto dubbi e indecisioni. Troppe tavole hanno significato tantissimo, nella mia vita e nella mia carriera. Una qualunque di Taniguchi, dal suo Uomo Che Cammina. Oppure quella meravigliosa tavola di Jimmy Corrigan, The Smartest Kid On Earth, in cui Chris Ware racconta un amore, un abbandono e un’adozione sovrapponendo piani temporali, annuari del liceo e spermatozoi. Oppure una doppia di Waid e Rivera con Matt Murdock e Foggy che chiacchierano, su e giù tra la metropolitana e una strada di Hell’s Kitchen. Ma alla fine ne sono arrivate altre due: la splash-page in cui il Batman di Miller esce dalla Batmobile, titanico e grandioso, nel silenzio di una tavola da manga… e quella che ho scelto: una tavola scritta e disegnata da Massimo De Vita per Topolino e il Ritorno del Principe delle Nebbie, terzo episodio della trilogia della Spada di Ghiaccio. Insomma, Topolino batte Batman. Un po’ come è sempre stato, nella mia vita.

Ma perché proprio questa tavola?

Perché è quasi tutta bianca. Perché è vuota, o quasi. Perché è muta, a parte l’effetto sonoro di quel “flop”. E perché, a distanza di più di trent’anni, resta una delle cose più innovative, sovversive, stranianti e meravigliose di tutto il fumetto Disney.

Già nel secondo episodio, la trilogia della Spada di Ghiaccio aveva raccontato cose diverse dal solito: e persino io, che avevo ai tempi otto-nove anni, me ne rendevo conto. In quella storia, Topolino e Pippo partecipano al Torneo dell’Argaar per ottenere una pietra che salverà Ululand dall’eruzione di un vulcano. Vincono il torneo, ottengono la pietra… ma non arrivano in tempo e il vulcano distrugge Ululand, che dovrà ricominciare daccapo, senza accrocchi tecnologici ma con più cuore (decrescita felice?). Topolino e Pippo tornano a Topolinia e il “piatto interdimensionale” che hanno usato per arrivare nella dimensione degli Uli diventa un sottovaso. Ma in questa terza storia, per un incidente domestico, Minni spedisce accidentalmente Pluto nell’Argaar! Come raggiungerlo, senza il piatto? Il saggio Yor usa allora il Copricapo dei Mugh per contattare in sogno Topolino, che prima deve scalare una piramide Maya, poi difendersi da strani pterodattili (le sue paure inconsce!) e poi… buttarsi dalla piramide stessa. Un po’ Moebius, un po’ Freud, un po’ Tolkien… e siamo solo a tavola 14. E allora Topolino si getta nel vuoto. E sprofonda in una tavola completamente bianca.

Perché la reputi così importante?

Il metafumetto irrompe nel mondo Disney, lo spazio bianco tra le vignette diventa storia e il tempo si ferma, si congela, in un attimo senza linee cinetiche, un tonfo nel silenzio… Per poi sbucare, in un effetto che non può non essere voluto, esattamente dall’altra parte della pagina. De Vita sfrutta al massimo uno dei trucchi classici della narrazione a fumetti: nell’ultima vignetta della tavola dispari [quella che compare sempre sulla destra] deve succedere qualcosa di interessante. Un cliffhanger, una gag, una sorpresa. Così tu giri pagina. Ma se tutta la tavola dispari è un’unica vignetta, quella è la più importante, quella è tutta cliffhanger, come in questo caso.  Topolino cade. E sbuca nella pagina successiva, nella dimensione degli Uli.  Da piccolo controllai varie volte, da una pagina all’altra del Topolino in questione: sì, Topolino cade e sbuca più o meno nello stesso punto, fisicamente, come se la pagina fosse davvero un passaggio dimensionale.

topolinoghiaccio

Mi pare sia la prima apparizione di una cosa così drastica su Topolino.

Da un punto di vista formale, è una rottura assoluta non solo con gli stilemi e la gabbia del fumetto Disney, ma anche col passato. È un momento di silenzio quasi da manga, è la splash-page alla Miller declinata in salsa disneyana. È la dimostrazione che con paperi e topi puoi fare tutto e raccontare tutto: non solo per quanto riguarda le tematiche, ma anche per la forma. La storia è del 1984, gli esperimenti di PKMickey Mouse Mystery Magazine sono ancora parecchio lontani, ma la scuola dei Disney italiani si sta già scatenando. Pochi anni prima, Pezzin e Cavazzano hanno fatto metafumetto, e poco dopo, Cavazzano si scatenerà con Casablanca, mentre Carpi debutterà con una storia dipinta, un’idea che Chierchini porterà avanti con successo. Dopo ancora, Scarpa tornerà al futuro col passato, con le storie a strisce. Per me, comunque, la cosa più importante rimane l’emozione che ho provato da piccolo, leggendo questa storia per la prima volta. Ma allora, il fumetto può fare proprio di tutto.

Può sconvolgerti, anche nella coperta calda delle storie Disney che ami e conosci bene. Può appassionarti, smontandosi e rimontandosi. Ma prima, devi imparare le regole, leggendo e rileggendo i più bravi, quelli che sono venuti prima di te. Così, dopo, puoi farle a pezzi, quelle regole. Pur restando nell’alveo di una tradizione gloriosa, chiarissima e ben delineata.

Insomma, in una storia Disney si può fare di tutto, purché resti una storia Disney. E questo ritorno del Principe delle Nebbie, anche dopo la tavola bianca, è pura gioia disneyana, tra gioco (Pippo che sconfigge il Saggio della Montagna… a dadi, e lui che gli cede il macguffin senza fare una piega), avventura (il Principe delle Nebbie, appunto!) e malinconia (il piatto dimensionale resterà a Ululand: Topolino e Pippo non potranno mai tornarci, ma resteranno nelle loro leggende, come eroi. Almeno… fino al quarto episodio!). Ma allo stesso tempo, c’è quella meravigliosa tavola bianca.

De Vita nel corso della saga fa uso di questa e altre tecniche metafumettistiche. Penso allo schemino con i dettagli dei costumi del Principe delle nebbie. O alla presenza dell’autore stesso nel finale. Tutti modi per creare una complicità che annulla il filtro di narrazione tra lui e il lettore. Come credi che venisse percepito all’epoca questo stile? Mi pare che adesso, pur senza certe rigidità, la regola (con le solite eccezioni) sia di rendere invisibile la mano dell’autore durante la fruizione della storia.

All’epoca secondo me era una cosa gradita… Io l’adoravo! Poi, come dici tu, la regola generale in Disney è che prima c’è Disney, poi l’autore, ed è giusto così: naturalmente, poi ogni autore cerca di metterci del suo, di spostare il limite, di farsi notare. Magari in modo meno metatestuale, ma sicuramente con i propri “marchi di fabbrica”.

Scrivo Disney da qualche anno. Ci ho messo un bel po’ a imparare le regole. E altrettanto a capire come sperimentare. Ora cerco di fare entrambe le cose. Un po’ di nuovo e un po’ di vecchio: la base di tutta la cultura di massa. La ragione e il motivo per cui continuiamo a raccontare – e a farci raccontare – storie come questa.

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Nello studio di Davide Aurilia

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Questa settimana, per la rubrica #tavolidadisegno, siamo entrati nello studio di Davide Aurilia, giovane autore del quale di recente abbiamo letto una storia breve sull’ultimo volume della rivista B Comics (QUI la recensione).

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Quali sono i progetti a cui stai lavorando attualmente?

In questi mesi sto lavorando come disegnatore ad un fumetto insieme al giovane sceneggiatore Brian Freschi. Siamo a metà libro, ed uscirà verso la fine dell’anno con Bao Publishing. Non c’è ancora un titolo definitivo, ma posso dire che è un lavoro molto corposo composto da più di 130 tavole ed essendo fatto anche a mano risulta un lavoro pesante, ma che mi da soddisfazione allo stesso tempo.

Ho tanti altri progetti in ballo, anche con il mio socio Brian, ma devo guardare in faccia alla realtà e fino a quando non finirò questo libro, non riuscirò a lavorare concretamente su altro. Parallelamente all’editoria cerco di portare avanti una serie di workshop e corsi di media durata in varie città d’Italia.

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Quali sono gli strumenti che usi per disegnare?

Gli strumenti che uso sono pochi ma ogni tanto mi piace variare tipi di tratti/inchiostri e carta. Strumenti immancabili invece sono gli acquerelli, su cui cerco di basare il mio lavoro sia editoriale che d’insegnamento. L’ 80-90% del lavoro lo faccio a mano, poi c’è sempre una fase di pulizia e post-produzione che svolgo a photoshop e che potrebbe coprire il 20-10% del lavoro. Cerco sempre di mantenere questi parametri e questo stile di lavoro per riuscire a distinguermi. Vorrei che i lettori in futuro possano sempre riconoscere il mio stile fatto di manualità e sempre meno digitalizzazione. Provo ad andare un po’ controcorrente al modo di lavorare che si sta sviluppando tra le nuove leve e questa costanza mi permette di avere già un discreto seguito ai workshop che propongo.

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Hai qualche abitudine prima di metterti a disegnare?

Non ho abitudini particolari, non ho orari precisi di lavoro e nemmeno oggetti a cui sono particolarmente legato, se non il classico caffè che bevo ad inizio lavoro e che essendo rovente appoggio sempre sul poggia-bicchiere che mi ha regalato la mia ragazza. Posso definirlo un momento simbolico di inizio della giornata lavorativa…e poi mi fa sempre ridere a guardarlo!

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Ci sono libri o fumetti che devono essere a portata di mano mentre disegni?

Posso dire che sono stati tanti i passaggi stilistici che hanno segnato il mio percorso artistico, ma tutta quella che è negli ultimi anni la ricerca pittorica e stilistica che seguo e che continuo a cercare, può riassumersi in due volumi: Portugal di Cyril Pedrosa e New York Sur Loire di Nicolas De Crécy. Tanti mi hanno infatti detto che il mio stile è molto influenzato da quello francese, un mercato in cui spero di riuscire ad addentrarmi nei prossimi anni.

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Hai un oggetto in studio a cui sei particolarmente affezionato?

A questa ho risposto prima, è il poggia-bicchiere.

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La tiratura di Shonen Jump scende sotto i due milioni di copie

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La rivista settimanale Shonen Jump dell’editore Shueisha – da decenni uno dei magazine di manga più popolari in Giappone che ha ospitato serie come Dragon Ball, Ken il guerriero, Naruto e molti altri – viaggia da sempre su tirature con cifre da capogiro e milioni di copie vendute ogni settimana. Oggi sembra che qualcosa stia cambiando; i numeri sono in calo sensibile e gli ultimi resoconti della Japanese Magazine Publishers Association (JMPA) riportano un calo di copie di distribuite al di sotto dei due milioni. Per l’esattezza sono 1.915.00 le copie medie distribuite nelle settimane tra gennaio e marzo 2017. Sono quasi 100.000 le unità in calo dagli ultimi due mesi del 2016, durante i quali la media era di 2.005.833.

Una copertina recente di Shonen Jump, dedicata a One Piece

Una copertina recente di Shonen Jump, dedicata a One Piece

Per quanto certe cifre in Italia possano sembrare stratosferiche, sono comunque sintomo di un costante calo di interesse, rispetto ai decenni passati. Shonen Jump è il magazine di fumetto più venduto in Giappone; negli anni Ottanta registrava tirature di oltre due milioni e mezzo di copie, ma è nei Novanta che raggiunge il record di 6,53 milioni. Per questo la testata rappresenta un punto di riferimento per tenere d’occhio lo stato del mercato del fumetto nipponico.

Le riviste concorrenti a oggi riportano dati assai più bassi: Shonen Magazine di Kodansha appena sotto il milione di copie e Shonen Sunday di Shogakukan appena sopra le 300.000 copie. Negli ultimi tre anni le copie distribuite nel periodo gennaio-marzo di Shonen Jump sono diminuite di 900.000 unità, quelle di Shonen Magazine di 300.000 e quelle di Shonen Sunday di 150.000.

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Gli eventi e le mostre della settimana [24-05-2017]

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Quali saranno gli appuntamenti più interessanti, questa settimana, nel mondo del fumetto (e dintorni)? Ecco i nostri consigli.

arf 2017 manifesto pichelli

“Charles” a Bari // Bari // 24 maggio

Doppia presentazione del ultimo libro Charles (Coconino Press) di Alessandro Tota, alle 16 in università e alle 20 presso il bookstore di Spine.

Dipartimento di Lettere, Lingue e Arti dell’Università di Bari, via Garruba 6, Bari
Spine Temporary Small Press, via Dante 284, Bari

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Hotel Massilia. Personale di Maurizio Lacavalla // Bologna // 24 maggio

Una mostra dedicata a Maurizio Lacavalla del gruppo Sciame, dalle 19 alle 23.

Fermento, Via Luigi Serra 11/c, Bologna

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NipPop 2017 // Bologna // 25 – 28 maggio

Torna il festival dedicato alla cultura giapponese, con anime, manga, letteratura cinema e molto altro. Il tema dell’edizione 2017 sarà “Variazioni pop del mostruoso”.

Quartiere Santo Stefano, Via Santo Stefano, 119, 40125 Bologna
Piccolo Teatro del Baraccano, Via del Baraccano, 2, 40124 Bologna

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Presentazione di Mercurio Loi // Napoli // 25 maggio

Alle 16.30, Alessandro Bilotta incontrerà i lettori per parlare della nuova serie Mercurio Loi (Sergio Bonelli Editore).

Star Shop, vico San Giuseppe Cristofaro 3, Napoli

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Arf! Festival di fumetto // Roma // 26 – 28 maggio

Torna per la terza edizione il festival romano con numerosi ospiti ed eventi, tra i quali una grande mostra dedicata a Milo Manara.

La Pelanda, MACRO Testaccio, Roma

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Incontro con Cosey // Roma // 26 maggio

In collaborazione con Arf! Festival, l’autore svizzero Cosey, vincitore del Gran Prix di Angoulême nel 2017, incontrerà il pubblico italiano.

Istituto Svizzero, via Liguria 20, Roma

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L’offensiva di carta. La Grande Guerra illustrata, dalla collezione Luxardo al fumetto contemporaneo // Udine // 26 – 27 maggio

Manuele Fior torna nel suo Friuli con una mostra. L’autore di L’intervista sarà anche protagonista di un incontro con il pubblico.

Castello, Udine

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Le Nostre Bandiere // Bologna // 27 maggio – 24 giugno

Una mostra con protagonisti ben 35 autori di fumetto e illustratori, tra i quali Andrea Bruno, Art Spiegelman, Chris Ware, Daniel Clowes, Gipi, Lorenzo Mattotti e molti altri. Inaugurazione il 27 maggio alle 19.30.

Squadro Edizioni Grafiche, via Nazario Sauro 27b, Bologna

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58a Mostra Mercato del Fumetto // Reggio Emilia // 27 maggio

La 57a edizione della Mostra Mercato del Fumetto di Reggio Emilia organizzata da Anafi, con Sergio Tisselli come ospite principale.

Padiglione B, Fiere di Reggio Emilia, via Filangieri 15, Reggio Emilia

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Presentazione di Un anno senza te // Bologna // 30 maggio

A partire dalle 18, Luca Vanzella e Giopota presenteranno il loro libro Un anno senza te (Bao Publishing).

La Feltrinelli, Piazza Ravegnana 1, Bologna

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Presentazione di I segni addosso // San Giovanni in Persiceto (BO) // 30 maggio

Dalle 20.45, Andrea Antonazzo, Elena Guidolin e Renato Sasdelli presenteranno il loro libro I segni addosso (BeccoGiallo).

Circolo Arci Accatà, Via Cento 58, San Giovanni in Persiceto (BO)

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Un’altra storia segreta del mondo firmata da Jonathan Hickman

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Tutti i mercoledì negli Stati Uniti vengono pubblicate decine di albi a fumetti. Ogni Maledetta Settimana è la rubrica che tutti i venerdì, come un osservatorio permanente, racconta uno (o più) di questi comic book.

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«Se vuoi far ridere Dio, raccontagli i tuoi piani», diceva Woody Allen, e con il senno di poi deve averlo pensato anche Jonathan Hickman. Nella postfazione del terzo numero di The Dying and the Dead, uscito nel settembre 2015 dopo che i primi due erano stai pubblicati rispettivamente ad aprile e gennaio, lo sceneggiatore si scusava dei ritardi e prometteva un pubblicazione più regolare nel 2016, addirittura mensile aveva osato dire. Fast-forward 18 mesi dopo: lo scorso mercoledì esce il numero 4 della serie, comprensibilmente questa volta senza una postfazione.

Visto che nel mentre Hickman non è certo stato con le mani in mano (ha altre tre serie in corso alla Image: The Manhattan Projects, East of West e Black Monday Murders), e considerato che il disegnatore Ryan Bodenheim ha fatto solo una manciata di copertine in questo intervallo di tempo, è probabile sia stato lui ad avere qualche serio problema. Quali che siano le ragioni, è un piacere ritrovare questa serie, dove un gruppo di anziani ex commilitoni è richiamato all’azione da uno di loro, che ha stretto un patto per salvare la moglie dal cancro. In cambio dovrà impedire che sia ricomposta un’arma mitologica capace di uccidere i Baduri, fantasmi di un’antichissima e superiore civiltà che ha guidato, fermato e tollerato lo sviluppo dell’umanità nel corso dei millenni.

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Al solito con Hickman l’intreccio è complesso, un vasto mosaico di cui vengono lentamente disposti i pezzi, tanto che ancora non abbiamo saputo nulla di chi sta rimettendo le mani su quell’arma, in compenso abbiamo avuto un po’ di spiegazioni sulla storia dei Baduri e sul loro rapporto con l’umanità. Inoltre abbiamo visto che l’arma stava per essere riunita durante la Seconda guerra mondiale da Hirohito, cosa che si lega al passato di questo gruppo di uomini della Greatest Generation. La rivelazione dei segreti e dei colpi di scena avviene, anche qui come di consueto con Hickman, attraverso dialoghi dove i personaggi sanno molte più cose del lettore e capiscono i doppi sensi delle reciproche battute, che noi invece possiamo solo cercare di inferire, non disponendo ancora di tutti i pezzi del puzzle.

Rispetto ad altre serie di Hickman però il quadro si sta completando piuttosto in fretta, complice un primo episodio di ben 60 pagine e numeri successivi da 30 pagine, tutti senza infografiche, schemi, documenti e altro che lo scrittore ama solitamente infilare nelle sue opere (in questo Black Monday Murders è inarrivabile).

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Alle matite Bodenheim, che aveva già collaborato con Hickman su Red Mass for Mars e Secret, si conferma un disegnatore visionario, che dà il meglio di sé nel primo numero con la città dei Baduri, nel terzo con un flashback all’età della pietra, dove firma alcuni disegni di notevole grazia, e nelle scene splatter (una delle quali coinvolge Mussolini). Il suo tratto nitido lascia però una certa freddezza negli ambienti interni e soprattutto nei volti, cosa problematica visto quanto finora i personaggi dialoghino. Oltretutto le tavole, tutte all’insegna di una griglia con vignette “widescreen” per azioni però raramente spettacolari, risultano piuttosto monotone.

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Più interessante ed efficace è la colorazione di Michael Garland, in piena controtendenza rispetto alla gran parte degli albi Image. Anziché puntare su cromatismi forti, è perennemente desaturata, anche quando con funzione drammatica vira l’intera immagine verso il rosso o una sorta di giallo-seppia o altri colori. Questo tono tenue che avvolge le scene ha un duplice effetto: da un lato comunica la sensazione di vite e civiltà al tramonto in tema con la serie, dall’altra fa risaltare i Baduri dalla carnagione completamente bianca rendendoli ancora più soprannaturali.

The Dying and the Dead non sarà probabilmente il capolavoro di Hickman ma si conferma una serie di ottimo livello, ricca di molti misteri ancora da dipanare e con protagonisti più fragili e umani di quelli di altre sue opere. Bentornata!

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Bonus: Scritto da Chip Zdarsky, disegnato da Djibril Morissette e colorato da Mat Lopes, Star-Lord Annual trova il protagonista da solo su un pianeta desertico, da cui non può lanciare segnali di aiuto nello spazio. Un’ambientazione da western che infatti segue i tropi del genere, con una feroce banda di assassini usurai che terrorizzano gli abitanti di una cittadina. Star-Lord, nonostante sappia che gli avversari sono davvero temibili, di fronte all’ennesimo sopruso decide di ribellarsi. Fino a qui tutto bene, purtroppo però la risoluzione del conflitto passa per un espediente del tutto improvviso e gratuito, che delude su tutti i fronti. L’epilogo risolleva un po’ le sorti dell’albo, ma rimane un’occasione malamente sprecata..

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Bonus 2: Si è conclusa con il numero nove Red Team – Double Tap, Center Mass (della quale abbiamo già parlato QUI)la seconda miniserie di Garth Ennis e Craig Cermak dedicata alle indagini di due ex-membri di una squadra speciale di polizia, bravissimi a cacciarsi nei guai come a tirarsene fuori. L’intreccio viene ricostruito da lunghi dialoghi, scritti però con notevole ritmo e perizia da Ennis e tutto tiene piuttosto bene, incluso l’epilogo amaro. Solo la risoluzione, nel penultimo episodio, era stata un po’ troppo comoda e affrettata, tra crisi di nervi, infarti e confessioni. Poco male, rimane un buon poliziesco, il cui principale limite sono i disegni di Craig Cermak, peggiorati oltretutto dai piatti colori digitali di Vinicius Andrade.

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Bonus 3: Con il terzo numero della nuova serie scritta da Matt Kindt e disegnata fin qui da Tomas Giorello – con alcune tavole di David Mack – si conclude il primo ciclo di X-O Manowar (già trattata QUI). Il protagonista viene tradito e ricompensato allo stesso tempo, ma soprattutto viene condannato a partecipare a una guerra perché questa è l’intima natura di cui non riesce a liberarsi. Oltretutto è messo bene in chiaro da Kindt che in questo conflitto non ci sono parti in causa migliori di altre, dunque la vera battaglia di Aric è riuscire a fare a meno della sua armatura senziente, che però lo tormenta.

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Non male sul piano narrativo, la serie è imperdibile grazie ai magnifici disegni di Giorello, la cui plasticità delle figure e il senso epico della scena hanno davvero pochi rivali.

L'articolo Un’altra storia segreta del mondo firmata da Jonathan Hickman sembra essere il primo su Fumettologica.

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